le linfocitosi sintesi

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  1. Apocalypse23
     
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    www.occhioclinico.it/occhio/pagella/1197pag.html

    .....Leucocitosi e leucopenia: possono essere segno di un processo infettivo, infiammatorio o neoplastico.
    Nell'ambito della formula va ricercata quale serie è aumentata o diminuita, se ci sono in circolo cellule immature e in che percentuale; se c'è febbre, splenomegalia, se ci sono linfonodi ingrossati. E' opportuno cercare anche la presenza o meno di anemia o di alterazioni morfologiche e volumetriche della serie rossa, oltre a eventuali anomalie quantitative delle piastrine (per eccesso o per difetto). Vanno identificate anche le sedi di un eventuale processo infettivo, infiammatorio o neoplastico ematologico o extraematologico.
    Neutropenia: (inferiore a 1.800 neutrofili/microL). Il livello considerato a rischio è inferiore a 500 cellule.
    Può dipendere da ridotta granulopoiesi - farmacologica, in corso di infezione, per forme cicliche (familiari e non) o per forme idiopatiche - e da aumentata citodistruzione, tipicamente in corso di malattie autoimmuni, per effetto di farmaci o in corso di emopatie. L'esame del midollo va effettuato se si sospettano forme leucemiche o mielodisplasiche, perché negli adulti può essere difficile differenziare, nel sangue periferico, la mielodisplasia dalla neutropenia idiopatica.
    La presenza di organomegalia (splenica, epatica, linfoghiandolare), di anemia anche lieve, di piastrinopenia o di linfocitopenia deve indurre all'esecuzione del prelievo midollare.
    Neutrofilia:
    (>7.500 neutrofili/ microL ). La forma acuta da stress si presenta in gravidanza, soprattutto prima del parto, in caso di esercizio fisico intenso, dopo anestesia generale o stress emotivo persistente. Può essere secondaria a infezioni da Gram+ (i Gram - possono dare sia neutropenia sia neutrofilia), alla presenza di tumori, di metastasi epatiche o polmonari, di infiammazioni.
    Ne sono causa anche farmaci (steroidi, fattori di crescita, litio), emorragie interne, malattie infiammatorie croniche e il fumo di sigaretta.
    Se la malattia di base non è chiara e lo stato di neutrofilia persiste con febbre, è opportuno pensare alla tubercolosi; se vi sono dolori ossei va sospettata l'osteomielite. Se il paziente è asintomatico bisogna pensare al fumo e alle neoplasie quali possibili cause.
    Anche in questo caso la ricerca di una splenomegalia, linfonodi ingrossati e lo studio di altri elementi della formula può aiutare nella diagnosi.
    Il riscontro di bassi valori di fosfatasi alcalina leucocitaria e la presenza in circolo di forme neutrofile immature deve far pensare alla leucemia mieloide cronica.

    Eusinofilia:

    (forma lieve 400-1.500 eosinofili/microL; moderata 1.500-5.000; marcata >5.000). Viene ricercata per confermare la diagnosi di allergopatia. Spesso però è di riscontro occasionale, per lo più in forma lieve. In tal caso bisogna individuare eventuali parassitosi e allergie. Molto più raramente è spia di leucocitosi eosinofila, di leucemia mieloide cronica, di linfomi o di tumori solidi. Più raramente si associa ad artrite reumatoide, fascite eosinofila, malattie gastrointestinali come la gastroenterite eosinofila, il morbo celiaco e le malattie infiammatorie croniche dell'intestino. Nelle forme marcate bisogna pensare alle sindromi ipereosinofile e alla malattia di Churg-Strauss.

    Basofilofilia:

    (80 basofili/ microL). Si può riscontrare nella colite ulcerosa, nell'artrite reumatoide giovanile e dopo esposizione a raggi. Può essere provocata anche da influenza, tubercolosi e carenza marziale. Può essere spia di mielopatie proliferative croniche come la policitemia, le mielofibrosi idiopatica, la trombocitopenia o la leucemia mieloide cronica. In quest'ultima è segno di probabile evoluzione blastica.

    Monocitosi:
    (>800 monociti/microL). Oltre alla forma benigna senza manifestazioni cliniche o a quella che si può riscontrare nelle neutropenie cicliche, può essere presente nei processi infiammatori (tubercolosi e malattie infettive) e autoimmuni. Le forme maligne comprendono le leucemie, le mielodisplasie, la leucemia mieloide cronica e la leucemia monocitica cronica.

    Linfocitosi:
    (>4.000 linfociti/microL). E' importante differenziare le forme primitive da quelle secondarie. Alle prime appartengono tutte le sindromi linfoproliferative che inizialmente si presentano solo negli esami di laboratorio. Il riscontro di linfocitosi persistente nel tempo e non spiegabile come forma reattiva deve sempre spingere a seguire il paziente per cogliere modificazioni in senso francamente neoplastico. Anche in questo caso vanno ricercate organomegalie (linfonodi, milza, fegato).
    Il laboratorio è comunque in grado di fornire indicazioni sul volume e sulla morfologia linfocitaria che possono permettere la differenziazione tra forma neoplastica e reattiva. Linfociti reattivi sono presenti nella mononucleosi, nelle infezioni da toxoplasma, da HIV, da Herpes simplex, da rubella, da adenovirus, da virus dell'epatite A o B e da Bordetella pertussis.

    Linfocitosi persistente si trova anche in corso di malattie autoimmuni, di neoplasie, di malattie infiammatorie croniche e nelle reazioni di ipersensibilità.
    Vale la pena di ricordare la linfocitosi infettiva acuta, nella quale si raggiungono valori anche elevati di linfociti e che potrebbe essere dovuta all'infezione da citomegalovirus. Si accompagna a febbre senza organomegalia. La malattia dura tre o quattro giorni, ma la linfocitosi persiste anche per qualche settimana.

    Linfocitopenia:
    (inferiore a 1.000 linfociti/microL). Tipiche quelle che accompagnano l'AIDS, la tubercolosi, la febbre tifoide e l'influenza. Può essere conseguente all'uso di farmaci immunosoppressori e mielotossici, o alla terapia radiante. Può presentarsi in corso di malattie autoimmuni, di morbo di Hodgkin, di sarcoidosi, di insufficienza renale, di abuso di etanolo e di deficienza di zinco.

    CONCLUSIONI La modificazione della popolazione leucocitaria è presente in numerose patologie ematologiche ed extraematologiche. La conta automatizzata fornisce risultati affidabili che vanno comunque interpretati alla luce della clinica. In caso di malattie infiammatorie di origine batterica o virale, o di origine autoimmune, la conta leucocitaria è già in grado fornire la diagnosi.
    Nei casi in cui il paziente è asintomatico e la conta alterata (senza anemia o piastrinopenia), è sempre bene seguirlo nel tempo, cercare organomegalie, valutare se c'è un progressivo interessamento dei globuli rossi o delle piastrine, o un peggioramento dell'anomalia leucocitaria. E' bene escludere la presenza di patologie extraematologiche prima di indirizzare il paziente all'ematologo. E' inoltre molto utile instaurare una buona collaborazione con il medico di laboratorio, per potere chiedere una consulenza.

    Bibliografia:
    William's. Hematology. McGraw-Hill, New York, 1995.

     
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