Borelliosi di Lyme protocollo e non solo

il Cilantro.

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    I PARASSITI NELL'UOMO:
    http://selater.unical.it/archivio/Didattic...ntiprotozoi.pdf

    un parassita veicolato e trasmesso dalla zecca è la Babesia è un parassita subdolo leggete:

    www.ricercaitaliana.it/prin/dettaglio_prin-2004075927.htm
    LE BABESIOSI DEGLI ANIMALI: UNA ZOONOSI EMERGENTE ANCHE IN ITALIA?
    Università degli Studi di Padova Abstract
    Le babesiosi sono malattie parassitarie sostenute da emoprotozoi intraeritrocitari appartenenti al genere Babesia, la cui trasmissione è assicurata da artropodi ematofagi rappresentati da zecche dure (Ixodidae) appartenenti a diversi generi.
    Le diverse specie di Babesia possono interessare numerosi animali domestici (in particolare bovini, ovini, equini e cani) e ungulati selvatici.
    La trasmissione di questi protozoi è strettamente correlata alla presenza dei vettori specifici, ectoparassiti temporanei, che vivono liberi nell'ambiente e che, tranne alcune eccezioni, compiono il loro ciclo biologico e nutrizionale coinvolgendo un ampio ventaglio di ospiti.
    Nonostante in Italia le babesiosi siano relativamente diffuse negli animali da reddito e da compagnia particolarmente nelle Regioni del Centro-Sud, non sono disponibili dati relativi alla presenza e alla diffusione della malattia in altre zone considerate tradizionalmente non infette.
    Anche nell'uomo le babesiosi paiono essere un problema "emergente" in sanità pubblica. Recentemente, infatti, è stato segnalato un caso umano in Italia (Emilia-Romagna) sostenuto da una variante denominata "European Union 1" (EU1), correlata con B. divergens.
    Si ritiene pertanto estremamente interessante portare avanti il presente progetto con lo scopo di verificare la diffusione delle babesiosi nelle diverse specie animali nelle aree indagate e di valutare il rischio di trasmissione della malattia >>>


    Coordinatore Scientifico del Programma di Ricerca
    Mario PIETROBELLI Università degli Studi di PADOVA Obiettivo del Programma di Ricerca
    Le babesiosi sono malattie parassitarie sostenute da emoprotozoi intraeritrocitari del genere Babesia, la cui trasmissione è assicurata da artropodi ematofagi rappresentati da zecche dure (Ixodidae) appartenenti a diversi generi: Boophilus, Dermacentor, Haemaphysalis, Hyalomma, Ixodes e Rhipicephalus.
    Le diverse specie di Babesia possono interessare numerosi animali domestici e selvatici; in particolare: bovini (B. bigemina, B. bovis, B. divergens e B. major), ovini e caprini (B. motasi e B. ovis), equini (B. caballi e B. equi), suini (B. perroncitoi e B. trautmanni), canidi (B. canis e B. gibsoni), felidi (B. felis), roditori (B. microti) e ungulati selvatici (B. capreoli e B. odocoilei).
    La trasmissione di questi protozoi è strettamente correlata alla presenza dei vettori specifici, ectoparassiti temporanei, che vivono liberi nell'ambiente e che, tranne alcune eccezioni, compiono il loro ciclo biologico e nutrizionale coinvolgendo un ampio ventaglio di ospiti.
    Nonostante le babesiosi siano relativamente diffuse negli animali da reddito (Savini et al., 1999; Cringoli et al., 2002; Tassi et al., 2002) e da compagnia (Cacciò et al., 2002; Tarello, 2003) particolarmente nelle Regioni del Centro-Sud della penisola, non sono disponibili dati relativi alla diffusione della malattia in altre zone anche se le indicazioni che provengono dai veterinari che operano sul territorio fanno pensare ad un estensione del problema anche ad aree considerate >>>

    Risultati parziali attesi
    Nel corso della Fase 1, dopo aver messo a punto la scheda raccolta dati comune che sarà distribuita a tutte le UUOO, si prevede di:
    - completare la raccolta dei campioni di sangue da animali domestici (cani, bovini, ovini, equini) e da ungulati selvatici (daini, caprioli e cinghiali);
    - preparare i campioni mediante centrifugazione per ottenere la separazione del siero e del coagulo, contenente i globuli rossi; sia i sieri che i coaguli verranno congelati a -20°C;
    - inviare i campioni di siero alle UUOO di Padova (ruminanti e cani) e Perugia (cavalli e ungulati selvatici per l'esecuzione delle prove sierologiche e i coaguli all'UO di Bologna per le indagini biomolecolari;
    - procedere all'esecuzione di strisci di sangue (1x20µl) e di goccia spessa (3x20µl);
    - procedere alla colorazione degli strisci di sangue (Giemsa) e all'osservazione microscopica (sia degli strisci sia dei preparati a goccia spessa);
    - completare la raccolta di eventuali zecche dagli animali e/o dall'ambiente e provvedere al loro invio all'UO di Roma;
    - mettere a punto le tecniche diagnostiche (sierologia e PCR) da utilizzare nella Fase 2.

    Le analisi condotte nella prima fase, ed in particolare gli esami microscopici, dovrebbero consentire di ottenere una prima informazione sulla presenza di animali positivi per protozoi endo-eritrocitari.Nel corso della FASE 2 ogni UO provvederà ad eseguire le analisi di sua competenza. In particolare:
    >>>


    Durata
    24 mesi Base di partenza scientifica nazionale o internazionale
    Fra le infezioni ematiche trasmesse da zecche, le piroplasmosi rivestono particolare interesse per la gravità delle forme cliniche che possono indurre. Gli agenti eziologici, protozoi del gen. Babesia e Theileria (Apicomplexa: Piroplasmida), possono infettare sia animali domestici che selvatici.
    Le babesiosi sono malattie parassitarie sostenute da emoprotozoi intraeritrocitari del genere Babesia, la cui trasmissione è assicurata da artropodi ematofagi rappresentati da zecche dure (Fam. Ixodidae) appartenenti a diversi generi: Boophilus, Dermacentor, Haemaphysalis, Hyalomma, Ixodes e Rhipicephalus. Le infezioni da Babesia sono diffuse in Africa, Asia, Americhe, dove costituiscono ancora oggi un grave problema sanitario coinvolgendo animali di grande interesse zoo-economico e rappresentando uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo della zootecnia; nei Paesi europei a clima temperato (in particolare Spagna, Portogallo, Francia, Italia) le babesiosi sono diffuse sia negli animali da reddito che in quelli da compagnia.
    Il termine Babesia deriva da Victor Babes, che nel 1888 identificò il protozoo negli eritrociti di bovini colpiti da febbre ed emoglobinuria. Nel 1893, Smith e Kilbourne scoprirono che il protozoo veniva trasmesso da zecche e che era responsabile della febbre del Texas nei bovini (Assadian e Stanek, 2002).
    Le diverse specie di Babesia possono interessare numerosi animali domestici e selvatici; in particolare: bovini (B. bigemina, B. bovis, B >>>

    Bibliografia
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    Ciclo Babesia


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