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gulio.
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Whitney Houston: aveva tutto, è morta sola
Mai avuto il fisico della maledetta. La sua bellezza di ragazza splendeva, all’esordio, piena di sole ed energia, piena di vita; la sua voce, poi. Era semplicemente "la più bella voce che sia mai stato dato sentire"
Chiara Di Clemente
MAI AVUTO il fisico della maledetta. La sua bellezza di ragazza splendeva, all’esordio, piena di sole ed energia, piena di vita; la sua voce, poi. Era semplicemente «la più bella voce che sia mai stato dato sentire», come l’ha ricordata ieri Tony Bennett, voce calda, potente, estesa e portata al virtuosismo da una tecnica appresa fin da bambina, e raffinata negli anni tanto da diventare a lungo infallibile. Era una ragazza solo da invidiare, Whitney Houston: baciata dalla fortuna che le aveva cesellato sul volto lineamenti finissimi e un sorriso da spot, che le aveva regalato un etereo fisico da top model e un talento soul e rhytm’n’blues così enorme da fare di lei il “suono” black pop di almeno un decennio - metà anni Ottanta/Novanta - , da fare di lei una diva da 170 milioni di copie vendute, un’eroina nera da Guinness dei primati, una delle donne più premiate della storia della musica. Trionfi non solo discografici, i suoi, pure hollywoodiani: poche cantanti “prestate” al cinema centrano il colpo, lei in “Bodyguard” - superstar strappacuore di “I will always love you” minacciata di morte viene salvata da Kevin Costner - ha sbancato i botteghini e le repliche tv.
AVEVA tutto quello che questo mondo ritiene spesso sia necessario per essere felici: bellezza, e un talento sovrannaturale consacrato dal successo. E più di tutto, un sorriso bellissimo. Ed è per questo forse che fa ancora più paura, che sembra ancora più buio il viale del tramonto che l’ha precipitata, ieri, a 48 anni, dritta nella morte. Prima della serata dei Grammy cui avrebbe dovuto partecipare. Stordita da alcol e xanax, dicono, annegata nella vasca da bagno in un hotel.
NEGLI ultimi anni, ogni particolare del suo declino è stato dato in pasto alle riviste di gossip, alle telecamere tv. Le botte prese dal marito tossico Bobby Brown che le rimproverava in pubblico le tendenze lesbo, e la droga consumata insieme a lui. Le battaglie legali con il padre ex manager John Houston, papino caro che le aveva fatto causa per qualcosa come 100 milioni di dollari. Le “rivelazioni” - con foto choc - sulla sua dipendenza dal crack, i titoli porno del tipo: Whitney non ha più soldi, Whitney non ha più denti, né capelli. Le eterne riabilitazioni, gli eterni “grandi ritorni” in scena, e gli eterni clamorosi flop: stonature in diretta tv, show abbandonati a metà, licenziamenti dalle notti degli Oscar.
NEL CORDOGLIO globale che ieri - via twitter e facebook - ha celebrato la sua morte, il ricordo di Gianni Morandi era per «una grandissima artista, solare e positiva»; quello della Streisand per «un’artista che aveva ogni dono, ma non la felicità». Che aveva tutto, ma non la forza per non autodistruggersi. Né una guardia del corpo che, all’ultimo, l’abbia salvata.
her voice will live forever..
una poesia per te Witney riposa in pace.
“…si sentiva invisibile, inadatta, incompresa.
E’ il destino di tutti quelli che Sentono troppo.
il destino di tutti quelli che Amano troppo.
La via obbligata del troppo pensare è veder svanire, sotto un velo di incomprensibilità, questo illogico mondo
e restare irrimediabilmente soli…”
Anton Vanligt
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Marvey.
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Era una donna bellissima e aveva una voce unica.
RIP Whitney.
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gulio.
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chissa perchè ci si ricorda delle persone che si amano solo quando se ne sono andate le loro frasi riecheggiano nei nostri pensieri come un tamburo che ci ricorda quanto preziosi fossero.
Un Volto , una Voce, poi il nulla.
le persone che ti amano bisogna amarle finche vivono dopo è troppo tardi.
ciao marwey..
riposa in pace witney (houston) |