La cannabis come antidolorifico

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  1. Apocalypse23
     
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    E' stata approvata una proposta di legge per finanziare farmaci cannabinoidi.
    http://www.italiasalute.it/1058/pag2/La-ca...dolorifico.html


    Si preannuncia come una vera e propria rivoluzione nel campo della terapia del dolore. La Commissione Sanità della regione Toscana presieduta da Marco Remaschi, ha dato parere favorevole alla proposta di legge regionale sull’uso terapeutico della marijuana. Il testo è stato votato dalla maggioranza.
    La ragione del provvedimento è quella di garantire a tutti i cittadini residenti in Toscana la possibilità di accedere ai farmaci cannabinoidi per la cura del dolore, nelle cure palliative e anche in altri campi di trattamento.
    Questo provvedimento unifica due diverse proposte di legge e vede come primi firmatari Enzo Brogi e Monica Sgherri insieme, tra gli altri, a Pieraldo Ciucchi; verrà discusso in Consiglio regionale nella seduta del 2 maggio, per l'approvazione finale. Il primo firmatario della legge, il consigliere Enzo Brogi, commenta: “sono sempre stato contrario alla cultura alla cultura del proibire soprattutto quando l’uso di sostanze stupefacenti può aiutare ad alleviare terribili sofferenze. In moltissimi altri paesi chi è sottoposto a chemioterapia o ad altri trattamenti simili può assumere sostanze cannabinoidi perché, come è provato scientificamente, diminuiscono nausea e vomito e con esse si riduce notevolmente l’assunzione di morfina”. Secondo Remaschi la proposta è «un segnale importante di apertura e civiltà». La letteratura (soprattutto straniera) sull’argomento è molto ricca e istituti come l’Accademia Nazionale delle Scienze americana e la British Medical Association o il Comitato per la scienza e la tecnologia della Camera dei Lord inglese, hanno da tempo dato il loro parere favorevole. In Italia L’Associazione italiana sclerosi multipla ha scritto un plico molto esaustivo sul tema e sull’impiego della marijuna per scopi curativi. «In alcune regioni è già previsto l’uso e il rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale – dice Paolo Notaro, presidente dell’associazione NoPain (nata per promuovere in Italia la cultura della terapia del dolore) e responsabile della Struttura di Terapia del dolore dell’azienda ospedaliera Milano Niguarda -. Se no come principio attivo, in base alla normativa europea, si può già recuperare il prodotto galenico, contenuto in tabella II B delle sostanze stupefacenti e psicotrope. Si chiama infiorescenza di cannabis essicata e si prescrive sotto responsabilità del medico. Si può dare per aerosol o diluita come tisana. Solo che è a carico del paziente, che deve spendere 400-500 euro al mese e quindi non tutti possono permettersela». L’associazione si è espressa a riguardo affermando: «Finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di spostare l’attenzione sulla cannabis non dal punto di vista dell’uso delinquenziale, ma di quello terapeutico – commenta Notaro -. Questo purtroppo è un argomento che si presta ai soliti schieramenti da guelfi e ghibellini. In realtà, con le droghe non c’entra nulla. La gente s’informa, va su internet, e finisce magari per andare a comprare il farmaco derivato dai cannabinoidi di cui ha bisogno, in Svizzera. Sono farmaci, vanno usati sotto controllo di medici competenti e visto che in Italia a torto o a ragione c’è questa problematica sull’uso per altri fini, ben venga un controllo maggiore, a garanzia di tutti: dei professionisti che magari la prescrivono ma anche dei pazienti che sono controllati. Insomma lo stato dell’arte è che esistono già molecole sintetiche dei cannabinoidi. Perciò vorrei rassicurare che sono prodotti farmacologici – aggiunge Notaro - e che vengono utilizzati a scopo terapeutico e non delinquenziale. La loro azione è abbastanza conosciuta e descritta». Luca Moroni, presidente della Federazione cure palliative, si è così espresso riguardo l’uso di queste sostanze . «Sui cannabinoidi non posso esprimermi – premette -, però sull’uso degli oppiodi ribadiamo che l’Italia è in forte ritardo rispetto al resto d’Europa e nonostante si stia recuperando non riusciremo a metterci in pari in breve tempo. Rispetto all’uso di oppioidi e quindi alla terapia del dolore, le risposte in Italia sono decisamente insoddisfacenti quindi questo vuole dire che esiste una barriera culturale decisamente forte. Noi stiamo cercando di colmarla, attraverso un’attività di informazione dei cittadini rispetto al superamento di alcuni pregiudizio a partire da quello della morfina. La nostre esperienza come federazione cure palliative è che i cittadini sono molto molto ricettivi rispetto a questo tipo di stimolo, perché una volta informati le barriere di tipo culturale sono molto facilmente superabili. Lo sono meno nella nostra esperienza, da parte dei professionisti». Una ricerca canadese della McGill University ha analizzato proprio gli effetti di cannabinoidi nella terapia del dolore, associandoli anche all'uso di un semplice placebo. Aiutati da un'infermiera, i partecipanti hanno inalato la marijuana da una pipa tre volte al giorno per cinque giorni. Dopo una pausa di nove giorni, i pazienti hanno ripreso a fumare, per un totale di quattro cicli. I volontari che avevano fumato la quantità più alta hanno avuto una riduzione del dolore più intensa rispetto agli altri, migliorando anche i sintomi depressivi e i livelli di ansia.
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    02/05/2012 dr.ssa Anna Saito

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    Voglio precisare che i sintomi depressivi lo sono in conseguenza della condizione cioè della malattia del dolore che tanti malati portano avanti da anni, ma mancano i soldi e vi assicuro che la sofferenza la terapia del dolore potrebbe fare tanto come sempre il problema sono i soldi , c'è gente che non ha di che sfamarsi.
     
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0 replies since 5/5/2012, 19:54   155 views
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