Europa capofila (e prima vittima) del riscaldamento globale

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  1. Marvey
     
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    ddqc

    Appuntamento al 2030 per le prime conseguenze irreversibili del disastro climatico planetario. E capofila sarà il Vecchio continente, che con le sue politiche ambientali controverse, dense di buone intenzioni ma dalla difficile sincronia con gli obiettivi di sviluppo, corre verso il baratro climatico a una velocità superiore del 25% rispetto al resto del mondo. Assegnando a tutti i paesi dell'Unione, Italia compresa, un futuro minato da tifoni e uragani come quello che ha appena colpito la Sardegna, con frequenza crescente e con conseguenze immancabilmente più devastanti.
    È uno scenario decisamente apocalittico quello disegnato dalle risultanze del progetto europeo Impact2c, che ci viene proposto con sinistra autorevolezza. È infatti finanziato direttamente della commissione Ue e affidato ad un team di esperti di 30 centri di ricerca internazionali, tra cui l'italianissimo Enea.

    I margini di manovra

    Domanda: possiamo far qualcosa per annullare o almeno mitigare questo processo? Una risposta netta non c'è. Ma un caldo invito sì: dobbiamo provarci. Se non altro per rallentare la corsa al disastro. Il monito è evidente: la terra raggiungerà la soglia critica dei 2 gradi centigradi di aumento delle temperature medie indicata come il possibile punto di non ritorno degli sconvolgimenti climatici in un arco di tempo che va appunto tra il 2030 e il 2050, a seconda dell'interazione tra il trend naturale e le misure che sapremmo mettere in campo per rimediare almeno in parte ai disastri provocati dall'uomo. Concentrandoci in particolare sul nemico pubblico numero uno: le emissioni di anidride carbonica. Che vedono come protagoniste e vittime al tempo stesso l'energia, l'agricoltura, la salute, la gestione delle acque.

    Eventi estremi
    Certo è che l'Europa doppierà i due nefasti gradi di aumento delle temperature medie in anticipo rispetto alla media mondiale, raggiungendo la soglia del baratro quando il resto del mondo sarà ancora a +1,5 gradi. Le conseguenze - spiega Paolo Ruti, responsabile del laboratorio di modellistica climatica e impatti dell'Enea - saranno diverse tra il Nord e il Sud dell'Europa. Avremo «periodi di siccità più forti e intensi nella fascia mediterranea in estate, ma anche un aumento delle precipitazioni in inverno sulla Scandinavia e sulle coste britanniche». E anche l'impatto delle emissioni di anidride carbonica sarà diverso. «La Co2 è anche un fertilizzante. Dunque nel Nord Europa alcune produzioni agricole saranno paradossalmente favorite, mentre il sud avrà problemi con le coltivazioni estive a causa dell'aumento dei giorni di siccità e delle temperature elevate. In Italia la produzione agricola ne risentirà soprattutto per l'aspetto qualitativo».
    Inevitabile il rischio che i super-scienziati artefici del rapporto si procurino l'accusa di catastrofismo, visto il dibattito imperante (e davvero poco consolatorio) tra gli allarmisti e i negazionisti degli sconvolgimenti climatici, con le due fazioni abbondantemente armate di esperti di più o meno chiara fama. In ogni caso l'obiettivo del progetto è quello di «dare informazioni utili a chi deve pianificare gestire il territorio», ammonisce Ruti.

    La scala delle priorità
    Bisogna lavorare su alcune evidenti priorità, consiglia caldamente Daniela Jacob, coordinatrice del progetto Impact2C e già coautrice dell'ultimo rapporto di valutazione dell'Ipcc, l'Intergovernmental panel of climate change, il gruppo intergovernativo mondiale di analisti, autore del rapporto di monitoraggio continuo sui disastri ambientali e sulle sue cause che rappresenta la matrice del dibattito di settore. Il primo passo? «L'individuazione - spiega Daniela Jacob -delle aree europee più impreparate al cambiamento climatico» con una particolare attenzione «a quelle che finora non hanno mai dovuto fronteggiare eventi climatici estremi». Il riferimento all'Italia è implicito.
    Inutile incrociare le dita. Anche perché gli scienziati che disegnano il catastrofico scenario stanno diventando un esercito ben qualificato. Prendiamo, solo per fare un esempio, l'ultimo rapporto annuale dell'Aie, l'Agenzia internazionale per l'energia che ha base a Parigi. Il suo monito conferma in pieno l'altolà. Per contenere i danni e ridurre il riscaldamento globale non basta certo - sostiene l'Aie - l'attuale impegno nello sviluppo dell'energia rinnovabile. Al trend attuale le emissioni di gas a effetto serra legate all'energia sono destinate ad aumentare del 20% entro il 2035. E già ora possiamo traguardare un esito climatico ancora più drammatico rispetto a quello attribuito al superamento della soglia dei 2 gradi di aumento delle temperature. Con una proiezione: nel lungo periodo il decollo della colonnina di mercurio segnerà addirittura +3,6 gradi.

    FONTE: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/201...ml?uuid=ABJcHge



    Il tifone Cleopatra che ha investito la Sardegna, il terribile tifone Hayan che ha colpito le Filippine, i tanti tifoni e tornadi che continuamente battono l'America, devono farci riflettere. E' evidente che l'intensificarsi di questi fenomeni metereologici estremi ha a che fare con l'uomo, sopratutto con l'emissione di anidride carbonica e gas serra che continuamente immettiamo nell'atmosfera.
    Come riportato nell'articolo sopra, se le cose non cambieranno, andremo incontro a guai veramente seri.
    L'uomo deve smettere di considerarsi il padrone incontrastato della Terra, ma considerarsi anzi, come il suo custode e tutore. In questo modo le cose cambierebbero totalmente. Riusciremo mai a tanto?

    :unsure:
     
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0 replies since 22/11/2013, 16:34   52 views
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