Neuro RM rileva le anomalie cerebrali nei pazienti con CFS (Sindrome Fatica Cronica)

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  1. Marvey
     
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    MILANO 24 Ottobre – Nella Fig. 1 in alto l’esempio di un’immagine RMI del cervello di un soggetto del gruppo controllo e in basso quella di un paziente affetto da ME/CFS (Encefalomielite Mialgica/Sindrome da Fatica Cronica) .

    Nell’immagine del paziente affetto da ME/CFS si notano ventricoli cerebrali ingranditi, minor materia bianca e una microstruttura su un lato della materia bianca.



    Radiologi ricercatori hanno scoperto che i cervelli dei pazienti che manifestano sindromi di fatica cronica (ME/CFS) hanno sia riduzione di materia bianca sia anomalie strutturali.

    Per esaminare i cervelli di quei pazienti che manifestavano quella sindrome e quelli di persone sane, è stata utilizzata una tecnica di neuro-imaging, scoprendo così notevoli differenze fra i due gruppi.

    I ricercatori dottor Michael Zeineh e colleghi della Scuola di medicina dell’Università Stanford (CA, USA) hanno scoperto chiare differenze tra i cervelli dei pazienti con sindrome cronica di fatica e quelli di persone sane.

    La scoperta potrebbe portare a diagnosi più conclusive sulla sindrome e potrebbe anche indicare un meccanismo sottostante nel processo della malattia. Non è inusuale che i pazienti con ME/CFS debbano fronteggiare alcune improprie caratterizzazioni della loro condizione, o addirittura sospetti di ipocondria, prima di avere diagnosticata la ME/CFS.

    L’anomalia identificata dallo studio, pubblicato dalla rivista Radiology, potrebbe aiutare a risolvere quelle ambiguità, come sostiene l’autore principale dottor Michael Zeineh, PhD, assistente professore di radiologia. “Impiegando una terna di metodi sofisticati d’imaging, abbiamo trovato che i cervelli dei pazienti con ME/CFS sono diversi di quelli dei soggetti sani, almeno in tre diversi modi”: dice il dottor Zeineh.

    La ME/CFS affligge fra uno e quattro milioni d’individui negli Stati Uniti e altri milioni nel resto del mondo. Mentre tutti i pazienti ME/CFS hanno in comune un sintomo – affaticamento continuativo – i sintomi addizionali possono differire da un paziente all’altro e sovrapporsi frequentemente a quelli di altre condizioni.

    La ME/CFS costituisce una delle maggiori sfide scientifiche e mediche”, dice il dottor Jose Montoya, medico e professore di malattie infettive e medicina geografica. “I suoi sintomi comprendono spesso non solo l’affaticamento opprimente, ma anche dolore alle articolazioni e alla muscolatura, mali di testa inabilitanti, intolleranze alimentari, mali di gola, rigonfiamento dei linfonodi, problemi gastrointestinali, episodi di pressione sanguigna e frequenza cardiaca fuori norma, ipersensibilità a luce, rumore ed altri sensi”.

    La combinazione dei sintomi può devastare la vita di un paziente per 10, 20 e anche 30 anni, continua il dottor Montoya, che, nel tentativo d’identificare i meccanismi sottostanti le sindromi, ha seguito per alcuni anni 200 pazienti ME/CFS. Il clinico spera che la scoperta velocizzerà lo sviluppo di terapie più efficaci di quelle oggi disponibili. “Oltre alla potenzialità di fornire il marcatore diagnostico ME/CFS-specifico che abbiamo disperatamente cercato per decenni, queste scoperte mantengono la promessa dell’identificazione della o delle aree cerebrali dove la malattia ha attaccato il sistema nervoso centrale”, dice il dottor Montoya.

    Se non si capisce quale sia la malattia, è come lanciare freccette da bendato”, dice il dottor Zeineh. “Noi ci siamo chiesti se l’imaging del cervello avrebbe potuto trasformarsi in qualcosa di concreto che facesse distinguere i cervelli dei soggetti affetti da ME/CFS da quelli delle persone sane. E, molto interessante, lo fece.

    I ricercatori della Stanford hanno comparato le immagini cerebrali di quindici pazienti ME/CFS scelti nel gruppo dei pazienti seguiti da Montoya con quelle di quattordici volontari sani con lo stesso rapporto maschi/femmine, senza anamnesi di affaticamento o di altre condizioni che dessero sintomi simili a quelli della ME/CFS. Secondo i ricercatori, le analisi hanno portato a tre risultati significativi.

    Primo, l’imaging con una scansione a risonanza magnetica (MRI) rivela che il contenuto complessivo di materia bianca contenuto nel cervello dei pazienti, comparato con quello dei soggetti sani, è minore.

    Le zone di materia grigia sono specializzate nell’elaborazione dei dati, mentre le precedenti hanno il compito di convogliare le informazioni da una parte ad un’altra del cervello.

    I risultati della ricerca non erano del tutto inattesi, dice il dottor Zeineh. Si ritiene che la ME/CFS coinvolga un’infiammazione cronica, come un responso immunologico protratto e dovuto ad una finora non specificata infezione virale. Tale infiammazione è nota come causa di danni alla materia bianca.

    Tuttavia era del tutto imprevisto un secondo risultato: usando una tecnica RMI innovatrice detta diffusion-tensor imaging (DTI)(rivela il processo di diffusione di molecole, specialmente acqua, nei tessuti biologici. N.d.T.) particolarmente adatta a valutare l’integrità della materia bianca, il dottor Zeineh e i suoi colleghi hanno identificato una notevole anormalità in una particolare parte di un tratto di nervo nell’emisfero destro dei cervelli dei soggetti affetti da ME/CFS. Tale tratto, che connette le due regioni cerebrali del cervello chiamate lobo frontale e lobo temporale, è chiamato fascicolo arcuato destro, e nei pazienti ME/CFS assume un’apparenza anomala.

    In più, si nota una rilevante correlazione fra l’indice di anormalità del fascicolo arcuato destro e la severità delle condizioni del paziente, come riscontrato dalle prestazioni di un test psicometrico standard impiegato per valutare l’affaticamento.

    Per quanto la funzione del fascicolo arcuato destro sia ancora abbastanza inafferrabile, è stato per contro studiata in modo intensivo quella della sua controparte nell’emisfero destro. Il fascicolo arcuato sinistro connette due aree del linguaggio critiche della parte cerebrale sinistra, chiamate area del Wernicke e area del Broca, che sono strutture di materia grigia che distano qualche centimetro.

    Queste due strutture sono importanti per, rispettivamente, comprendere e per generare il linguaggio. Negli individui destrimani l’organizzazione del linguaggio risiede, quasi sempre, esclusivamente nella parte sinistra del cervello, mentre la sede esatta (destra o sinistra) e l’area di generazione e comprensione non sono così chiare nei mancini. Potrebbe portare perciò a incomprensioni il mescolare immagini cerebrali di destrimani con quelle di mancini. Oltre a ciò, l’aver trovato un’anormalità nel fascicolo arcuato destro di un paziente fra i pazienti destrimani creò un interrogativo fin a che le immagini di due pazienti mancini e dei quattro destrimani nel gruppo di controllo sano furono escluse dall’analisi. “Questo studio è un inizio che ci mostra ove guardare”.

    Il terzo risultato ha contribuito al rafforzamento delle osservazioni prodotte: dal confronto con le immagini di controllo è stato scoperto che i pazienti ME/CFS hanno un ispessimento di materia grigia nelle due aree cerebrali connesse dal fascicolo arcuato destro. La sua corrispondenza con l’anormalità osservata nella materia bianca che le unisce rende improbabile che i due fossero risultati casuali dice il dottor Zeineh, che aggiunge: “Sebbene questi risultati siano piuttosto consistenti, sono da confermare”. I ricercatori della Stanford stanno ora pianificando un prossimo studio sostanzialmente più esteso. Il lavoro pubblicato è stato sostenuto dalla GE Cure mediche (Chalfont St. Giles, UK) e dalla CFS Fund, agente in Stanford.

    Stanford University School of Medicine E Medimaging International


    FONTE: http://www.milanopost.info/2015/10/24/neur...fatica-cronica/
     
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  2. epione
     
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    quindi pare che anche i neurologi di milano sanno ke la ME esiste....
    ciao Marvey
     
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1 replies since 3/12/2015, 12:34   93 views
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