La crisi del miele italiano: 2016, anno nero per le api

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  1. Marvey
     
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    Pesticidi e cambiamenti climatici: la produzione made in Italy cala del 70%. Tra i primi effetti sul mercato l'aumento del 20% dei prezzi

    IL 2016 il vero ‘anno nero’ per le api e la produzione di miele subirà un crollo di quasi il 70 per cento rispetto a cinque anni fa. L’allarme è del Conapi, il Consorzio nazionale apicoltori che raccoglie oltre 600 apicoltori dal Piemonte alla Sicilia, per un totale di 75mila alveari e che ha presentato a Roma i dati del raccolto 2016.

    ''Nei prossimi mesi non ci sarà miele sufficiente da mettere sugli scaffali dei supermercati”, afferma con preoccupazione Diego Pagani, presidente di Conapi. Su una capacità produttiva media del consorzio di 3mila tonnellate di miele, quest’anno si arriverà a stento a mille. La crisi della produzione provocherà anche un aumento dei prezzi per il consumatore di circa il 20 per cento per tutte le varietà di miele, dal più pregiato Acacia al più comune Millefiori. Oltre ad aprire la strada alle contraffazioni, con il pericolo che entrino più facilmente nel nostro Paese prodotti sofisticati provenienti da Cina (dove il miele viene addizionato con zuccheri di riso, ad esempio) e altri Paesi extraeuropei.
    Miele italiano

    Ma perché l’apicoltura italiana è in ginocchio? ''Le cause sono sostanzialmente due – continua Pagani – i cambiamenti climatici, di cui le api sono il primo sensore, e l’abuso di pesticidi in agricoltura, che provoca il fenomeno dello spopolamento improvviso di intere colonie. Le api sono delle vere e proprie sentinelle ambientali, dei bioindicatori capaci di intercettare immediatamente le sostanze inquinanti. Peccato che il progetto Beenet - conclude il presidente Conapi – che monitorava lo stato di salute delle api, sia stato interrotto nel 2014 per mancanza di fondi''.

    Il ministero per le Politiche Agricole si è però impegnato non solo a rafforzare i controlli contro le frodi ma anche a far ripartire il programma Beenet: ''Entro fine anno – assicura il viceministro dell’Agricoltura Andrea Olivero – faremo gli accordi con le Regioni, contando anche su un fondo nazionale di 680 mila euro destinato al settore apistico. Le api vanno salvaguardate al massimo perché grazie all’impollinazione contribuiscono in maniera decisiva al mantenimento della biodiversità agricola italiana''. Basti pensare che il 70 per cento delle piante di cui ci nutriamo è impollinato dalle api. Salvarle è un obiettivo vitale per il presente e il futuro di tutti.

    di Monica Rubino

    9 settembre 2016

    FONTE: http://www.repubblica.it/ambiente/2016/09/..._api-147443653/
     
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