impegno del ministero della Sanità al riconoscimento della MCS

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Apocalypse23
     
    .

    User deleted


    [email protected] io ho usato questa mail e non mi è tornata indietro.





    Quindi potete cominciare a spedirle.



     
    .
  2. gulio
     
    .

    User deleted


    :D :D vero usate quella anche a me funziona


    bombardiamoli.
     
    .
  3. Marvey
     
    .

    User deleted


    Fatto! Inviata anch'io a Porta a Porta.

    Devo dire che la trasmissione "Mi manda Rai 3" sulla MCS mi è davvero piaciuta.... forse per la prima volta mi è piaciuta una trasmissione che tratta di certi argomenti.
    Quello che si è visto, i malati costretti a vivere in condizioni assurde, le testimonianze "forti" dei presenti al programma..... certamente tutto questo non è passato inosservato. Ora bisogna battere il ferro finchè è caldo.

     
    .
  4. Apocalypse23
     
    .

    User deleted


    GIulia Lo Pinto incaricata dall'Osservatorio Nazionale sull'Amianto ccordinatrice per la sezione MCS.


    image

    Uploaded with ImageShack.us
     
    .
  5. Apocalypse23
     
    .

    User deleted


    http://www.scienzaverde.it/index.php?optio...n-8-dicembre-09


    Malata d'ambiente

    Come spiegare che ho una vita non vita?
    Come spiegare che non ho più la padronanza di me stessa, che non posso più gestire la mia vita, i miei pensieri, le mie parole, il mio lavoro, le mie decisioni, i miei sentimenti, le mie emozioni e sensazioni, i miei affetti? Come spiegare che tutto ciò che ti circonda ti può essere nocivo, nemico, letale, distruttivo; che tutto quello che con tanta fatica e soddisfazione hai creato, comprato, indossato, non puoi più tenerlo, senza sapere e capire perché? I tuoi mobili sono soffocanti e repellenti ma nessuno ti ha mai detto perché. Lo scopri quando ti dicono che contengono formaldeide e che quindi tu ne sei intossicata. I tuoi vestiti e tutto il loro contenuto sono contaminati e allora cominci a lavarli ripetutamente ma più li lavi e più senti che c’è qualcosa che ti fa star male.
    Mi sto facendo la doccia e mentre mi lavo i capelli ho un malessere, ma poi mi passa; uso il bagnoschiuma ed ecco un altro malessere e poi passa. Uso il balsamo e ancora la stessa cosa. Passo al dentifricio: conati di vomito, tosse; bevo tanta acqua e piano piano mi passa. Metto la crema sul viso, ancora un malessere; mi trucco, uso solo prodotti buoni e costosi sulle cui etichette c’è scritto “nessun grasso animale, no profumo”, ma ho come dei colpi di tosse convulsa. Penso di essermi raffreddata: mi vesto, metto il mio profumo come tutti i giorni, fa parte di me, dei miei gesti quotidiani, ma nuovamente tosse. Sembra asma. Ma io non soffro d’asma!!!
    Ho un dolore improvviso alla testa ed uno strano bruciore e penso: “Forse mi sta venendo l’influenza”. Poi ci rifletto e mi accorgo che non ho mai avuto problemi di salute e non mi sono mai ammalata prima dei 31 anni. Si, i miei 31 anni: piccola, magra, atletica, in perfetta salute, memoria incredibile, forza fisica quasi fuori dal normale, instancabile. Non ho mai avuto paura di niente, riuscivo a fare tantissime cose. Ero e sono ipercinetica e iperattiva. Un giorno esco per andare al lavoro, entro in macchina. Dal condotto dell’aria avverto qualcosa, come un odore amaro. Chiedo al mio compagno ma lui non lo sente. Insisto, sento la bocca impastata, come se uno strato di polvere appiccicosa si fosse fermato nel palato, nella gola fino ad arrivare nello stomaco, la lingua è come stordita, gonfia. Non capisco, sono cose nuove per me, non le comprendo. Scoprirò, dopo, che sono polveri sottili, smog, nemico invisibile ma tangibile. Faccio rifornimento di carburante: “Oh, cavolo, cosa mi succede?”. La benzina, il diesel è come se lo avessi bevuto, mi brucia la stomaco, ho mal di testa, bruciore, nausea e subito dopo dolori muscolo scheletrici. Divento di un colore tra il giallo ed il verde. Boh!?! Dopo qualche chilometro mi sento meglio, sono come sgualcita. Vado a fare colazione. Cappuccino e cornetto: al primo sorso penso “Cosa succede? Cosa ha questo cappuccino? Sa di detersivo.”Ne faccio fare un altro ma anche questo ha lo stesso sapore. Mi indispettisco, mordo il cornetto: colpo di tosse. “Cosa contiene il cornetto? Fa schifo, ha un sapore strano!”. Penso sia andato a male, lo butto, ho un sapore orrendo in bocca e devo toglierlo. Così prendo una pasta all’uvetta e sento di nuovo un sapore amaro in bocca. Capirò, dopo, che sono i conservanti, il detersivo delle stoviglie ed il sale chimico usato per pulire la macchina del caffè che mi fanno questo effetto.Vado in negozio, devo allestirlo per l’apertura. Mi assalgono gastroreflusso, acidità, mal di stomaco, nervosismo. “Cosa mi succede? Io non sono una persona malaticcia e volubile!”. Mi sento gonfia. In futuro saprò che sono la concia della pelle e la formaldeide usata nell’industria dell’abbigliamento a farmi questo effetto. Ed in seguito saprò che lo stesso vale anche per calzature, mobili, ferramenta, nautica, casalinghi, sanitaria, profumeria. Praticamente non posso più lavorare. Decido di andare dal parrucchiere all’ora di pranzo; mangio un panino. Mentre mi lavano i capelli il panino torna su. E’ come se mi avessero messo in una centrifuga, ho di nuovo mal di testa, senso di spossatezza, dolori al fegato, dolori articolari. Giorno dopo giorno sto sempre peggio, senza riuscire a capire o a darmi spiegazioni. Sto male ed una molteplicità di sintomi si impadroniscono di me, giocando a nascondino, appaiono e scompaiono, come in un gioco di prestigio. Un momento ho una forza quasi sovrannaturale e poco dopo mi appoggio ovunque senza forze. Finalmente è ora di andare a letto, non vedo l’ora di prendere il mio libro, amo leggere! I libri fanno parte di me, hanno un ruolo importante nella mia vita. Ho la fortuna di non dormire mai e leggo per nottate intere. Apro il mio libro, uno strano bruciore mi assale, la testa, le narici, nausea, tachicardia. Non capisco. Mi alzo per farmi una tisana. Sto meglio, torno a letto e riapro il libro. Ma questa volta in una frazione di secondo vomito la tisana sul libro senza potermi fermare. Ripenso alla mattina e deduco che sto ancora male a causa della colazione o del panino che ho mangiato a pranzo. Non avevo ancora capito. In seguito ho dovuto portare via tutti i libri da casa mia. Giuro che mi ha fatto più male separarmi dai miei libri che da tutto il resto. Niente aveva più valore dei libri, neppure anelli, collane e altre cose costose. Inizio a fare esami, indagini diagnostiche, a consultare professori e luminari. Sempre la stessa risposta: “Signora, lei è in ottima salute, si vede anche dal suo aspetto. Sicuramente è stress!”. Che parola insignificante, la si usa ormai con troppa facilità, anche per guardarsi allo specchio! Ancora ricoveri, cliniche, ospedali, a pagamento e non.
    E ancora diagnosi: “Si riscontra visibile perfetta forma fisica e clinica….la paziente soffre di stati d’ansia…..somatizzazione ecc.”. Boh? Ma cosa dicono? Mah! Io non ho mai sofferto di ansia, non ne ho neppure il tempo e neanche la conosco. Fra un esame, un ricovero, un luminare e l’altro, continuavo a lavorare e ogni giorno scoprivo qualcosa da eliminare dalla mia vita: profumi, detersivi, pesticidi, spray e soprattutto deodoranti per ambienti a spina. Con uno di questi deodoranti sono andata in shock anafilattico e mi sono salvata solo perché ero a 400 metri dall’ospedale San Camillo di Roma. Mi sono risvegliata attaccata all’ossigeno, con 2 flebo ad entrambe le braccia. Cosa sta accadendo alla mia salute? Perché mi dicono che io sono sana se ho tutti questi problemi? Di nuovo un calvario: ospedale, clinica, professori ecc. Dopo 7 anni la mia malattia ha un nome: Sensibilità Chimica Multipla Sistemica Complessa – MCS.
    E’ una sindrome immunotossina, multi organo, multi sistemica, progressiva, invalidante al 100%.
    Non avevo compreso un granché, o non volevo. Era tutto così incredibilmente sconosciuto a tutti!
    La mia ASL, tramite il mio medico, mi comunica che il numero verde per le malattie rare segnala l’ospedale S. Orsola di Bologna come centro di riferimento. Li contatto immediatamente, ma rispondono al telefono solo 2 ore ogni Venerdì. E’ un servizio diretto dal Dottor Francesco Saverio Violante, medico del lavoro. Non commento. A fine 2006 e inizio 2007 mi hanno intervistata telefonicamente per mesi. Così decido di andare da loro personalmente. Mi ricevono al quinto piano, nel reparto di Medicina del Lavoro, un reparto in corso di ristrutturazione. Avrei dovuto capire l’inadeguatezza del posto già da dove mi avevano ricevuto. Mi fanno una serie di test psicologici e fanno lo stesso le altre 4 volte successive. A mia richiesta se potevano farmi visite ed esami in day-hospital mi sono sentita rispondere che quello era il protocollo. Avrò chiesto 20 volte se esisteva un centro specializzato al mondo ma la risposta era “no”. I test a cui mi sottoponevano venivano fatti da 2 laureande che facevano pratica e da un medico del lavoro, il quale lavorava lì part-time e solo per 9 ore al mese. Il 13 Luglio 2007 vengo sottoposta a quasi 7 ore di test psichiatrici e quando chiedo che cosa stanno scrivendo e se chi ha la mia malattia ha bisogno di indagini diagnostiche particolari, ricoveri, cure adeguate in ambienti protetti, mi sento rispondere che questo è tutto ciò che passa il Ministero della sanità e che devo accontentarmi. Dopo un anno e mezzo di test psicologici e psichiatrici peggioro progressivamente. Non cammino quasi più, parlo malissimo e ad intermittenza; non tollero più alimenti, vestiti, tutto ciò che mi circonda. Forse sto morendo. Per 63 giorni vengo portata al mare lontano da tutto e da tutti, in un fazzoletto di spiaggia. Dormo all’aperto su una brandina di tessuto. Mi lavo con acqua in bottiglia, e quel poco che mangio è cibo cotto nella ceramica. Riesco a riprendermi pian piano ma è inutile cercare di descrivere il disagio di chi mi stava vicino facendo la guardia affinché di notte non fossi avvicinata da animali liberi. E’inutile che parli di tutto quello che può comportare il vivere allo stato selvaggio.
    Ma alla fine ho vinto io. Sono quasi nove anni ormai che la mia famiglia e tutti quelli che mi stanno intorno usano solo quello che tollero, che cercano di evitare il più possibile quel che mi fa stare male. Ma nessuno può alleviarti il dolore che hai nell’anima, quello che ti rende consapevole di quanto soffrono le persone che ti amano perché si sentono impotenti, dell’angoscia che le accompagna perché hanno paura che tu possa morire. Il terrore tangibile che io ceda psicologicamente per una situazione così assurda, fantomatica, si legge nei loro occhi anche se sorridono. E’ tutto visibile. Mi fa male ricordare mia madre che piangeva tenendo le braccia dietro la schiena per non abbracciarmi, perché non la tolleravo più. Singhiozzando mi diceva: “Non ti abbraccio perché ho paura di farti stare male”. E’ ancora bruttissimo ricordare quando arrivavo a casa di mia madre e lei e le mie sorelle facevano le corse per coprire i mobili con l’alluminio perché sentissi meno la formaldeide, chiudere il cane nell’orto, staccare la spina del televisore o qualsiasi cosa elettrica perché ero anche elettrosensibile. Si cambiavano in fretta d’abito perché non avessi fastidi. Mia madre si lavava convulsamente la gamba su cui aveva messo la pomata per i dolori. Andavano a chiedere ai vicini di ritirare i panni perché sentivo l’ammorbidente ed il detersivo. E cosa dire di quando era ora di andare a letto e bisognava cambiare ripetutamente le lenzuola finché trovavo quello più sopportabile per me? E cosa dire della carta igienica comprata in 5 posti diversi perché sentivo l’odore dei detersivi? Proibivo a tutti il dentifricio e li obbligavo a lavarsi i denti con il bicarbonato. Nel raccontare questa piccola parte della gestualità quotidiana violata, vorrei far capire che ci vuole, oltre che una gran forza di carattere, anche un grande senso dell’umorismo per sdrammatizzare questa assurda condizione. Soprattutto ci vuole grande equilibrio e stabilità psichica. Ma, come ho già detto, ho avuto la fortuna di avere persone che hanno capito una realtà sconosciuta e che mi conoscevano bene, che mi hanno rispettata senza umiliarmi e farmi pesare le privazioni a cui dovevano sottoporsi per causa mia. Ci sono dei malati che vorrebbero farmi tacere perché hanno paura di essere presi per matti o per persone con dei problemi psichici. Ma io non sono d’accordo. E’ vero che situazioni e condizioni del genere possono farti entrare nel tunnel della depressione, della disperazione, soprattutto se non si è creduti dalla famiglia stessa, se si è derisi per il proprio comportamento o sminuiti dal medico e da chi non sa o non vuole sapere. Ma io credo ancora nelle persone se queste vengono informate adeguatamente, senza fare terrorismo, spiegando che non tutti necessariamente si ammalano. Tornata dagli Stati Uniti ho cominciato una battaglia, forse inutile, ma che disturba un po’: una raccolta di firme per l’apertura di un centro adeguato in Italia. Inoltre cerco di dare anche informazioni cartacee che spiegano la malattia. E’ incredibile quante persone allergiche, o con altre patologie hanno eliminato il chimico e tutto ciò che eliminiamo noi e quante lo hanno fatto dopo. Ho cominciato a scrivere riguardo a tutto ciò che è collegato all’argomento. La cosa più devastante è stata effettuare un sondaggio tra i malati di SLA ed i loro familiari. Tutti quanti avevano i miei disturbi, ma la cosa peggiore è che l’ipersensibilità verso la chimica veniva fuori dopo che la malattia era conclamata. Capisco che è difficoltoso comprendere ma, per assurdo, l’ipersensibilità al chimico è una difesa, è come una spia sentinella che ti avverte prima che il danno diventi irreversibile.

    Sono di fronte al mare, al porto di Gaeta. Riconosco la barca Walkiria, la barca del bimbo che vive sul mare. Ricordo che ci hanno fatto anche un film e ricordo che anche lui ha la sensibilità chimica ed è per questo che i suoi genitori, per salvargli la vita, hanno donato la loro esistenza al mare. E vi dirò che la realtà è completamente diversa dalle belle storie dei film. Ci ho messo 3 giorni prima di avere il coraggio di presentarmi, ma ci sono riuscita. Mi hanno accolto con gentilezza ed ho trovato delle persone eccezionali e Niki è un bimbo, ormai un ragazzo, veramente unico e speciale. Tramite le loro indicazioni mi sono rivolta al Professor Giuseppe Genovesi, endocrinologo, immunologo, psichiatra, docente universitario al Policlinico Umberto I e alla Sapienza di Roma: l’unico, attualmente, che può diagnosticare tale patologia.
    Dopo aver ricevuto le risposte degli esami mandati all’estero, mi viene fatta immediata certificazione per ottenere il permesso di viaggiare con un aereo di Stato per andare a Dallas dal Professor J. W. Rea, il primo al mondo ad aver scoperto la patologia 40 anni fa. Da lui si sono recate 50.000 persone e sempre da lui sono andati tantissimi medici provenienti da tutto il mondo al solo scopo di imparare: Canada, Usa, Svezia, Danimarca, Giappone, Cina, Inghilterra, Austria, Belgio, Germania, ecc. Loro hanno riconosciuto la malattia e si sono mobilitati per fare una diagnosi, per trovare una cura e per formare il personale. Premetto che sono 40 anni che il Professore J. William Rea si deve difendere dagli attacchi di case farmaceutiche ed assicurazioni che cercano di screditarlo. Una di queste è l’American Board che porta avanti la denuncia di tre anonimi contro il Professor Rea. D’altronde la sensibilità chimica non si può curare con i farmaci in commercio perché contengono elementi chimici, coloranti e conservanti. Lascio trarre a voi le conclusioni. Questa malattia, senza voler fare terrorismo, è la prova lampante di un sistema ottuso, corrotto, ipocrita, omertoso, complice della consapevolezza dell’esistenza di una pandemia chimica, correlata alle malattie più spietate e alle sindromi più diffuse. A Marzo 2008 mi accompagnano al S. Orsola di Bologna, ma questa volta mi presento di fronte al poliambulatorio per MCS. Devo percorrere l’interno dell’ospedale sorretta da entrambe le parti per non cadere. Ho le gambe malferme. Mi trascinano per non farmi prendere ulteriori esposizioni e finalmente arrivo. Telefono al reparto di medicina del Lavoro. Avverto che sono di fronte al laboratorio, che è chiuso e che non c’è nessuno. Si alterano a causa della mia presenza. Dopo aver sentito tutti quegli odori ho necessità di andare in bagno. Noi malati di sensibilità chimica ne abbiamo bisogno perché i nostri reni vengono come martellati dalle esposizioni. Dopo più di 40 minuti arriva il medico part-time, assunto da Violante. Quando apre lo studio mi accorgo che manca il bagno. Mi dice che se voglio andare in bagno devo rientrare in ospedale, fare il percorso già fatto e oltrepassare la sala d’aspetto.
    Provano ad accompagnarmi, si sente a distanza il detersivo ed il deodorante per ambienti. Ho una specie di attacco d’asma e così mi riportano velocemente fuori perché era impossibile per me entrare in quel bagno. Il dottore mi dice che per il mio stato, anche se grave, non c’è possibilità di ricovero e mi consiglia delle cure omeopatiche per poter guarire. Tali sono le direttive del Dottor Violante. La stanza dove il dottore part-time mi ha ricevuta, è piccola, ha odore di tinteggiatura, un mini lavandino, una scrivania grandissima con formaldeide, un mobile, un lettino, un carrello con guanti per me non adatti, ma la chicca più gustosa è…..un computer ed una stampante, quindi Toner! Comunico al medico che mi brucia la testa, che mi sento male e quindi gli chiedo di aprire la porta. Lui si risente e dice che sono l’unica a lamentarmi. Sto veramente male, vengo riaccompagnata nella macchina, decontaminata per giorni prima di poterci entrare, ma i miei reni non reggono. Ricordo l’umiliazione delle persone che guardavano i miei pantaloni visibilmente bagnati, le lacrime che bruciavano sulle mie guance come se fossero acido, le persone che mi sostenevano e cercavano di farmi ridere, che sdrammatizzavano per non farmi assalire dalla vergogna. Prima di andare a Bologna avevo mandato una persona di fiducia in un’agenzia investigativa: 230 euro per affittare una microcamera alta 4 cm e larga 1. L’avevo cucita all’interno della mia tracolla. Tutto quello che ho appena descritto è stato videoregistrato. Ovviamente ci sono delle cose che non posso raccontare perché sono ancora oggetto di indagine. Ci sono persone che non vogliono che io parli di queste registrazioni perché vogliono proteggermi. Ma io invece lo dico e se le indagini non saranno portate avanti, beh, farò immettere tali immagini nel web.
    Di ritorno a Forlì faccio esposto ai NAS di Bologna. In tutto siamo in 7: 4 in Italia e 3 in clinica a Dallas dal Professor Rea. E’ inutile dire che noi dell’esposto abbiamo avuto tutti un diniego alla nostra richiesta di poter andare alla clinica di Dallas. Il parere negativo partiva dal Dottor Violante di Bologna, essendo lui il referente per il centro. Vi lascio immaginare il seguito della richiesta alla mia ASL: Violante si costituisce parte civile e mi nega il permesso di partire. Avevo già fatto richiesta nei mesi precedenti alla Presidenza e al Ministero della Sanità, ma il “no” era già arrivato 4 volte. Cade il Governo. Faccio nuovamente richiesta per l’aereo di Stato documentando la situazione. La nuova Presidenza del Consiglio risponde “si” e mi mette in contatto con la Prefettura di Forlì e con l’aeronautica.
    Ci sono state tante minacce, hanno provato a ricattarmi, impaurirmi, ma non ci sono riusciti.
    So che sembra tutto assurdo, ma ho le prove di tutto quello che vi racconto e anche di ciò che non posso raccontare. Dopo tanta fatica, con la collaborazione incredibile del personale dell’Aeronautica, il 19 Agosto 2008 il FALCON 50 parte dall’aeroporto di Forlì.
    Arrivo a Dallas in Texas, un taxi appositamente decontaminato ci accompagna al Marriott dove il Professor Rea da anni ha ristrutturato una parte di appartamenti con materiali ecocompatibili.
    Dopo 2 giorni vengo visitata in clinica. Il primo impatto è stato tremendo per vari motivi. Non conosco l’inglese e non capivo niente di ciò che veniva detto. La clinica non era bellissima, ma il motivo l’ho capito solo in seguito, quando ho compreso la necessità di coprire tutto con l’alluminio ed il perché dell’assenza di fronzoli che potevano essere nocivi per la salute mia e degli altri pazienti. Non voglio parlare degli incontri sgradevoli, fatti con alcuni italiani, malati attualmente in clinica. Ma ho il piacere di raccontarvi di Antonella, una giovane mamma malata che era a Dallas con la sua bambina meravigliosa di 2 anni e suo marito, anche lui una persona eccezionale.
    L’unico vero aiuto che ho ricevuto è stato da parte di Antonella che, sapendo perfettamente inglese, tedesco e cinese, quando sono rimasta veramente sola è stata per me fondamentale. Ma non è solo per questo che le ho voluto subito bene. Mi sono legata a lei per la sua limpidezza, la sua voglia di vivere per continuare ad amare sua figlia, la mia dolce principessa. Però Antonella aveva molti problemi di salute che non le permettevano di andare costantemente in clinica. Io avevo affittato una macchina, un po’ grande, ma l’unica che tolleravo. Dopo 5 giorni e 5 notti sono riuscita a decontaminarla. Nel frattempo cominciano ad arrivare le prime risposte alle indagini genetiche e diagnostiche. Tutti mi guardavano come se fossi un fantasma ed io non capivo. Antonella traduceva le parole del Professor Rea che si dimostrò davvero sorpreso del mio stato clinico. Pensava che avessi meno problemi ed invece geneticamente ero messa molto male. Vari organi risultavano compromessi; anche il sistema nervoso centrale autonomo era compromesso. Ecco perché prima di partire per Dallas avevo perso l’uso delle gambe e della parola. Encefalopatia tossica: tutto compromesso. Rea si volta verso di me e in un italiano stentato mi dice “Lo Pinto grande problema!”. A me venne spontaneo ridere per come si era espresso e gli risposi “Professor Rea, sta a guardare il capello! Ho la MCS, cosa vuole che sia il resto?”. Mi aveva capito anche se non parlavo inglese. Io mi guardavo intorno e vedevo tanta tristezza, angoscia, sofferenza, Ma la cosa più visibile era la depressione di tutti quelli che arrivavano in clinica, quasi in un’altra dimensione. Nessuno sorrideva e scherzava, a parte me ed Antonella. Per noi ogni scusa era buona per ridere.
    Dopo giorni di esami era arrivato il momento di detossificare e testare vari alimenti. Bisognava fare tutto quel che serviva. E’ stata dura ma pian piano sono riuscita a fare la terapia del calore per detossificare. Ho capito dopo qualche giorno quanto fosse importante. Ero sola con me stessa, non sapevo la lingua, dovevo provvedere a fare la spesa e a farmi da mangiare. Era quasi un anno che non cucinavo, che non tolleravo nessun odore, soprattutto l’odore dei cibi cotti. Passava il tempo e riuscivo a fare sempre più cose. Le mie giornate trascorrevano velocemente. Solo quando dovevo fare dei test le giornate diventavano interminabili. Ginnastica prima della terapia del calore, terapia del calore, testare e provare i supplementi testati, un po’ per volta. L’ossigenoterapia è stata un gran problema inizialmente. Non riuscivo a far capire ai medici che percepivo l’ottone dentro al gorgogliatore di vetro. Avevo un filtro attaccato alla bombola, atossico, rettangolare, 50cm x 35 cm che si gonfiava durante la terapia e faceva in modo che l’ossigeno non arrivasse direttamente per non compromettere polmoni e cervello. Ma io sentivo l’ottone. Così mi hanno procurato un prototipo in acciaio. Con quello era tutto perfetto, ne esisteva solo uno e ancora adesso lo tengo sempre con me. Non potevo fare le flebo perché, essendo da sola, non sarei stata in grado di tornare in clinica. So che può sembrare un controsenso ma per stare bene prima devi stare male, detossificare non è uno scherzo. Sono accadute tante cose, ho visto persone provenienti da ogni parte del mondo, e tutte loro avevano in comune la stessa cosa: la paura. Io avevo preso la decisione di non avere paura, tanto non capivo quasi niente di quel che dicevano. Ci sono stati momenti bruttissimi, mi assaliva la disperazione e quando stavo male mi chiedevo se sarei riuscita a tornare viva a casa. Mi deprimevo quando andavo a fare la spesa e non riuscivo ad entrare o quando non capivo cosa c’era scritto sulle etichette della roba che compravo. Ma poi tornavo a ripetermi “Devo farcela, ho la mia famiglia che mi aspetta, le persone che amo”. Ho la fortuna di non avere il gene della depressione, di non soffrire di solitudine, di voler sdrammatizzare. Ma capisco chi non riesce a reagire come me, so che non è semplice. Comunque ci vorrebbe troppo tempo per raccontare tutte le cose importanti. Ci sono state delle complicazioni, io miglioravo ma c’era qualcosa che si era impadronito dei miei organi (BLASTOCISTIS HOMINIS) un parassita killer che proliferava dentro di me, che si era accomodato senza chiedere permesso e aveva preso il sopravvento.
    Vomitavo sangue dopo i più tremendi accertamenti, fatti per escludere il peggio. Abbiamo trovato ospiti. Di solito le persone normali prendono antibiotici mirati, ma noi malati di MCS non possiamo. Hanno cominciato subito a testarli su di me ma io non ne tolleravo nessuno. Ne hanno fatto arrivare uno sperimentale dall’Arkansas ma il tentativo è fallito. Il mio corpo non tollera farmaci. Stavo migliorando anche se ero consapevole di avere poche possibilità, anzi nessuna, di guarire. Ero arrivata troppo tardi, ma per me la cosa più importante era l’aver riconquistato la padronanza di me stessa, dei miei movimenti, della parola, della mia vita, anche se momentaneamente. La decisione di tornare, dopo che la gravità della mia salute era certa, come era certo il tempo della mia permanenza: era troppo oneroso. Le mie risorse economiche scarseggiavano. Decido, con il parere del Professor Rea, di spendere i soldi rimasti per comprare tutto il necessario per proseguire le cure a casa, anche perché da sola in America non potevo provvedere alla mia sopravvivenza. Il personale della clinica mi ha aiutato a capire cosa devo fare, mi hanno scritto, passo dopo passo, cosa devo fare per mantenere stabile il mio miglioramento.
    Ho chiesto al referente di Houston di poter rientrare in Italia. Ho comunicato la mia decisione alla Presidenza del Consiglio, al Ministero degli Esteri, all’Aeronautica, alla Prefettura, all’Asl ed al mio medico. Burocraticamente è stato veramente sconvolgente anche chiedere il rientro. Quando si è malati è tutto più difficile. A Novembre rientro in Italia migliorata del 50% e forse del 70%.
    Porto all’ASL tutto quello che avevo fatto a Dallas, comprese le fatture per avere il rimborso delle spese sostenute: 286 pagine in totale. Con mia grande sorpresa la ASL si rifiuta non solo di rimborsarmi ma anche di farmi continuare le cure. Fa scadere gran parte dei farmaci e, cosa ancora più vergognosa, si rifiuta di farli arrivare, consapevole che posso ottenerli solo tramite loro, perché con le leggi attuali, li requisiscono alla frontiera. Inoltre sono farmaci che non devono essere irradiati per non subire alterazioni, dato che non contengono coloranti, conservanti e additivi.
    Attualmente mi è rimasto solo qualche supplemento e sto facendo flebo con parte di farmaci ormai scaduti. Il mio medico ha dovuto mettere per iscritto la sua autorizzazione nella somministrazione di tali farmaci per non abbandonarmi anche lui come hanno fatto le Istituzioni. Sto peggiorando giorno dopo giorno ma non mi nascondo. Finché avrò un filo di forze continuerò ad imporre la mia presenza “disturbando” le Istituzioni. Ho pestato troppi piedi, tolto troppi coperchi, messo in pericolo troppi interessi. Ma a dispetto loro sono ancora viva, nella mia assurda situazione. Sono fortunata perché ho una famiglia intelligente, che mi è stata vicina cercando di non farmi pesare lo stravolgimento di tutti quanti. Ho una famiglia che ha capito che c’era qualcosa che andava oltre una semplice malattia. Sappiate che non tutti i malati hanno la possibilità di essere compresi, il più delle volte vengono abbandonati dagli affetti e, peggio ancora, dalle famiglie. In questa malattia si viene calpestati, derisi, offesi, non creduti. C’è chi si è tolto la vita, chi non è riuscito a resistere all’umiliazione di un orrendo sistema traviato, all’inadeguatezza di medici male informati o volontariamente bendati per non vedere, sordi per non sentire. Non si deve fare terrorismo sulle malattie ma bisogna prendere atto del fatto che questa è una pandemia chimica. Il nostro Ministero della Sanità si è scrollato di dosso questa responsabilità, dando libertà di decisione alle Regioni riguardo al riconoscimento o meno di questa scomoda patologia. L’Emilia-Romagna e la Toscana sono state le prime nel riconoscere questa patologia ed in seguito lo hanno fatto anche altre regioni.
    Ma di fatto, l’Emilia-Romagna ha negato volutamente aiuto a chi è affetto da questa sindrome, cercando di psichiatrizzare tutti i pazienti che riferiscono questi sintomi, sottraendo il vero protocollo per il riconoscimento e applicandone un altro, falsando i dati comunicati al Ministero della Sanità, alla Giustizia.
    Dovremmo chiederci chi ha messo quel gruppo di incompetenti, impreparati, parassiti del sistema sanitario al comando per il riconoscimento di una malattia così complessa, importante, determinante per il futuro dei nostri figli, per il futuro della nostra Terra. So che è difficile, dopo tutte queste omissioni, dover ammettere l’esistenza di una cosa così grande correlata alla maggior parte, se non a tutte, le patologie più gravi. Sarebbe come confessare che le statistiche di tolleranza dei farmaci, degli alimenti, dei prodotti per la pulizia, di ciò che indossiamo, di quel che facciamo entrare nel nostro mercato attraverso accordi internazionali, sono false. Non riesco a continuare perché le cose che offendono la mia intelligenza sono davvero troppe. Non è necessario studiare e laurearsi per capire cosa si nasconde dietro questo ignobile scempio umano. Le persone affette da questa sindrome sono più di 700.000 e più del triplo non sa di averla. L’Emilia-Romagna, il 9 Settembre 2009, ha cancellato dall’elenco delle Malattie rare la SENSIBILITA’ CHIMICA MULTIPLA dichiarando che l’apposito centro specializzato rimane ma che ci si può curare in qualsivoglia ospedale. Sono inorridita dal fatto che le nostre Istituzioni permettano a questi ciarlatani di fare false dichiarazioni, e che la giustizia non muova un dito per fare pulizia di questi delinquenti legalizzati. Ma forse vogliamo o preferiamo pensare che il resto del mondo dichiari il falso, pur avendo all’attivo 40 anni di ricerche e prove diagnostiche e genetiche? Qualcuno dovrebbe chiedersi perché tutti quelli che hanno firmato per togliere questa sindrome dall’elenco delle malattie rare, fanno parte tutti dello stesso partito. E ci si dovrebbe chiedere perché i tredici consiglieri dell’Emilia-Romagna e della Toscana fanno parte sempre dello stesso partito. Sono tutti soci della Glaxo Smith&Kline. Il mondo gira intorno ai soldi e allora va bene, è possibile anche questo, basta che curino veramente le persone e diano i supporti necessari a terminare la vita dei malati dignitosamente. Forse non riuscirò ad ottenere niente, ma sicuramente la mia vittoria più grande è quella di non aver accettato compromessi, non essermi fatta corrompere, non essermi intimorita. Ho deciso molto tempo fa che non mi sarei lasciata andare e sopraffare dalla malattia, ma preferisco farmi rincorrere da lei. Si, è vero, ogni tanto mi raggiunge, mi blocca, ma riesco ancora a darle del filo da torcere e a lasciarla dietro di me. Mi sono sentita dire più di una volta “Signora, prima o poi tutti dobbiamo morire!”. Si, è vero, ma in questo caso lo hanno deciso loro. Io una soluzione, anche se momentanea, l’avevo trovata. Loro mi hanno tolto il diritto di cura e di vita. Quando morirò sarà omicidio colposo, anzi premeditato. Ed io sono solo una dei tanti.
    Lo hanno fatto consapevolmente e sicuramente, prima o poi, qualcuno si stancherà di essere complice. In queste morti annunciate io vi chiedo di salvaguardare i più piccoli perché abbiamo la loro responsabilità. Il futuro sono loro. Il cancro peggiore è quello contro la nostra società radicata e rappresentata da chi è più oscuro del male stesso.



    Ringrazio infinitamente:

    la mia famiglia e le persone che amo,
    la Presidenza del Consiglio,
    il Ministero degli Esteri,
    l’Aeronautica,
    l’Ambasciata di Houston,
    il Professor Genovesi,
    il mio medico Dottor Sbrana,
    il Dottor Mancuso,
    la Prefettura di Forlì-Cesena,
    il Consolato americano a Firenze,
    Paola Conversi,
    la mia amica malata Martina,
    la Questura di Forlì

    e un grazie ai giornalisti e cronisti che danno voce a tutti i malati invisibili

    Giulia Lo Pinto
     
    .
  6. Apocalypse23
     
    .

    User deleted


    http://www.ecoditorino.org/mcs-come-malatt...e-di-torino.htm


    Mcs come malattia sociale. Lo chiede al Parlamento il Comune di Torino
    03 / 05 / 2010 - La Mcs è una malattia complessa, una forma di ipersensibilità alle sostanze chimiche presenti nell’ambiente e nei prodotti di uso comune (ma a scatenarla possono essere anche i campi elettromagnetici, le luci fluorescenti, i ripetitori e i telefonini) che compromette la capacità lavorativa, la vita sociale e l’autonomia a vari livelli, a seconda dello stadio di avanzamento.

    Una patologia della quale si è occupato (il 26 aprile, ndr) il Consiglio Comunale approvando un Ordine del giorno per sollecitare il Parlamento italiano a discutere le sei proposte di legge presentate alla Camera e al Senato per riconoscere la Mcs come malattia sociale applicando i criteri diagnostici stabiliti dal Consenso Internazionale del 1999.

    L’ordine del giorno (primo firmatario Beppe Castronovo) impegna la Giunta ad attivare con la Conferenza dei presidenti e le Asr “le azioni necessarie per superare le difficoltà delle persone affette da Mcs con piani assistenziali individualizzati.”

    (Uff stampa Consiglio comunale)















     
    .
  7. Apocalypse23
     
    .

    User deleted


    www.scuoladinaturopatia.com/

    MCS vs MESOTELIOMA, AFFINITÀ E DISCREPANZE
    Giancarlo Ugazio
    Presentazione presso S.E.N.S.E.
    Piazza Castello, 9; Torino
    26 maggio 2010, ore 18,30
    PREMESSE
    Sono entrambe affezioni di salute devastanti.
    Entrambe esordiscono quali malattie terminali, perche’ irreversibili.
    La prima amputa dalla vittima la vita stessa, privandola del benessere, del
    lavoro, della vita di relazione, del sostentamento, della dimora, degli affetti familiari,
    della possibilità di cura. La seconda, alla diagnosi, lascia al paziente non piu’ di 9-12
    mesi di attesa di vita.
    Le vittime della prima sono donne per l’80-85%, per il resto sono uomini. La
    seconda colpisce uomini per il 90%, mentre le donne ammontano a circa il10 %.
    La perdita di tolleranza che caratterizza la sindrome MCS dipende soprattutto
    dai detersivi e dalle loro profumazioni e ammorbidenti, dai cosmetici e dai profumi,
    e dai pesticidi usati per proteggere le piante in casa dai parassiti, in prevalenza
    appannaggio della donna, mentre l‘uomo risulta maggiormente esposto al fumo di
    tabacco, oltre ad agenti chimici o fisici legati alle mansioni occupazionali. Un
    recente articolo su il Salvagente 8-5 aprile 2010 “Quanti veleni nascosti nei prodotti
    per la casa” la dice lunga sui rischi della casalinga, colf o padrona che sia.
    Il mesotelioma pleurico colpisce uomini nella quasi totalità dal momento che
    essi prestano direttamente la loro opera negli ambienti di lavoro dove si usa o si
    maneggia il minerale cancerogeno, in fabbrica, nei cantieri navali, sulle navi, le
    donne invece si trovano esposte all‘amianto a domicilio, dove, contravvenendo alle
    disposizioni di legge, per rincorrere modeste entrate pecuniarie, lavano gli
    indumenti da lavoro del marito, cadendo regolarmente nella trappola di scuotere gli
    indumenti impolverati prima di metterli nel lavabiancheria, e inalando fibrille.
    Queste discrepanze di prevalenza tra i sessi non dipende da fattori proprii del
    genere, ma dalle circostanze di esposizione agli agenti patogeni. Va da se’ che la
    eziopatogenesi delle due affezioni morbose risulta legata al dualismo delle
    circostanze tra casa e lavoro.
    Un approccio crudele, dapprima, di malcostume, di illegalità e di
    inadempienze della società nella prevenzione - primaria e secondaria - delle
    esposizioni patogene e, in seconda battuta, di vere e proprie omissioni di atti
    istituzionali per il riconoscimento giuridico e il sostegno diagnostico e terapeutico
    per le vittime dei veleni ambientali, dell‘MCS, dopo nell‘amministrazione della
    giustizia nel riconoscimento di un indennizzo e nella sua pronta erogazione, per i
    superstiti delle vittime del mesotelioma, accomuna a filo doppio i cittadini
    malcapitati di fronte a queste due stragi sanitarie del mondo d‘oggi.
    EPICRISI
    A questo punto, un cittadino comune, l’uomo della strada, che abbia imparato
    ad usare il proprio encefalo per pensare e non come un imballo per distanziare le
    orecchie, puo’ voler sapere come e per quali motivi la tela del quadro [MCS +
    mesotelioma] sia praticamente inscritta in una cornice denominabile “INGIUSTIZIA”.
    Proviamo ora ad analizzare le principali circostanze attraverso le quali si
    realizzano le due devastanti affezioni patologiche che sono oggetto della nostra
    attenzione, precisamente dalla A alla Z, vale a dire dall’ambiente non inquinato =
    salute, all’ambiente inquinato = malattia, alle omissioni degli interventi istituzionali
    per la diagnostica e la terapia, per l’erogazione degli indennizzi in tempo debito.
    Per tentare di capire le ragioni del disastro sociale che si somma ai due
    disastri sanitari, domandiamoci da quali figure e’ composta la catena degli addetti ai
    lavori che concretano questa lunga, tragica, sequenza di eventi.
    Morire di mesotelioma, oppure essere amputati della vita per MCS, sono due
    gravi problemi di salute che non rimangono esclusivo appannaggio della sanita’ ma
    emergono a livello della legalita’ sociale. Infatti, i pazienti quando soffrono, ed i loro
    superstiti quando ricordano il caro estinto, fanno i conti sia con la vestale dell’arte
    sanitaria, sia con l’esperto delle pandette. Medici ed avvocati sono sempre di scena,
    secondo copione. Pero’ frequentemente, quasi di regola, tra queste due professioni
    si interpone una figura assimilabile ad un ibrido interspecifico (un tipo di bardotto)
    che e’ il medico legale, un funzionario piu’ prettamente burosaurico che
    “competente” in entrambe le scienze. Infine si deve considerare chi amministra la
    giustizia, il giudice, funzionario onnipotente in tutte le sue sfaccettature di
    competenze, di attribuzioni e di responsabiita’. Poi, dal momento che il viraggio
    dall’ambiente pulito all’ambiente inquinato avviene prevalentemente, anche se non
    sempre, nel posto di lavoro, nella catena suddetta dobbiamo considerare anche il
    medico del lavoro.
    Fatto diligentemente l’inventario di questo valoroso casting, se vogliamo fare
    un altro passo avanti, domandiamoci: “Tutte queste figure fanno il loro dovere
    secondo scienza e coscienza - cosi’ come Ippocrate suggerirebbe alla parte medica
    – rivolgendo al loro prossimo, vivo o morto che sia, la stessa considerazione che
    vorrebbero fruire per se stessi?” (principio cristiano meno appariscente dell’invito a
    tener giu’ le mani da Caino).
    Molti malati di MCS e molti superstiti dei morti da amianto, direbbero: “NO!”
    Hanno ragione da vendere sia gli uni che gli altri. Il primo gruppo ci ha insegnato le
    sue esperienze attraverso le storie cliniche USA dei “canarini della miniera” di
    Alison Johnson (monografia MCS-I, sito www.grippa.org) e di quelle italiane
    raccolte nella monografia MCS-III, il secondo gruppo si esprime infaticabilmente
    attraverso manifestazioni pubbliche di protesta cui danno vita in modo molto
    dignitoso e nobile le loro Associazioni ed attraverso i pochissimi, generosi,
    coraggiosi, avvocati che perorano le loro cause legali.
    MEDICOLEGALITA’
    Riguardo a comportamenti scorretti di sanitari, il lettore e’ invitato a prendere
    atto di quanto espose verbalmente nel Convegno e poi scrisse negli Atti relativi il
    Procuratore aggiunto Dr Raffaele Guariniello: “.... per decenni e decenni, i medici
    hanno violato un obbligo penalmente sanzionato: l’obbligo di referto all’autorita’
    giudiziaria imposto a chiunque, nell’esercizio di una professione sanitaria, abbia
    prestato la propria assistenza od opera in casi che possono presentare i caratteri di
    un delitto perseguibile d’ufficio, e quindi anche di un delitto di omicidio colposo o di
    lesione colposa gravissimna o grave, per causa di lavoro.” ...... [dalla Tavola
    Rotonda “Trasferimento dei dati della ricerca biomedica alla prevenzione primaria
    dei rischi dell’inquinamento ambientale: il ricercatore, il legislatore, il magistrato”,
    Relazione “L’intervento del magistrato nella tutela della salute e nella protezione
    della qualita’ dell’ambiente” R. Guariniello, pagg. 98-102, in Atti del VI Convegno
    sulla Patologia da Tossici Ambientali ed Occupazionali, Torino 30-31 ottobre 1987,
    Edigraf, Torino, 1987.
    Fin qui tutto bene, una standing ovation! Tuttavia, quando poi, in ossequio di
    questo memento, negli anni 1990, dopo essere stato ostracizzato come terrorista
    scientifico dalla valle padana per l’insipienza di un funzionario dell’Assessorato
    all’Ambiente della Regione Piemonte, e dopo aver dirottato i miei interessi
    scientifico-ecologici alla valle del Cecina, cola’ mi imbattei in un caso di
    idrargirismo cronico ricorrente per cause da lavoro. Allora ottemperai al mio
    obbligo di medico universitario iscritto all’O.d.M. di Torino (cfr. R. Guariniello, art.
    365 C.P.) di presentare un esposto descrittivo dei fatti, astenendomi da qualunque
    valutazione personale di merito, sia alla Procura di Pisa, sia alla Procura di Livorno,
    [il fiume Cecina bagna territori sia di Pisa che di Livorno] mediante raccomandata
    postale con A.R. L’unico riscontro che ottenni da queste due istituzioni fu la
    ricevuta postale di ritorno. Null’altro: risultato deludente dell’ottemperanza puntuale
    di un obbligo sanzionato penalmente, o no?. D’altra parte, questo flop (fiasco) era
    stato previsto da amici di Cecina che, ab initio, mi avevano suggerito – vox populi -
    di non farmi illusioni, dal momento che la moglie del magistrato del posto giocava a
    canasta con la moglie del consigliere delegato della ditta multinazionale inquinante
    – per me sempre Innominata come il personaggio di manzoniana memoria.
    Le cose andarono decisamente meglio in tempi recenziori, nella stessa valle,
    non tanto per me quanto per i valligiani. Nell’agosto 2002, sollecitato dalle richieste
    di comitati di cittadini della Valdicecina, mandai ad un funzionario della Regione
    Toscana la mia valutazione di un progetto di contratto tra l’Ente Monopoli di Stato e
    la ditta multinazionale di cui sopra - inquinante, Innominata – per lo sfruttamento di
    80 milioni di m3 di salgemma dal sottosuolo della valle, nei futuri 60 anni. In
    sostanza espressi parere negativo per due ragioni. Primo, il progetto non parlava
    del rischio dell’inquinamento ambientale dal mercurio che sarebbe fuoriuscito dalle
    celle elettrolitiche Castner Kellner, a quel tempo ancora in opera, secondo, non
    erano presi in considerazione i rischi delle subsidenze legate alla estrazione di quel
    volume di “oro bianco” (NaCl). Dopo alcuni anni, 3 luglio 2007, il T.A.R. della
    Toscana respinse quel progetto. Alla collettivita’ della Valle del Cecina fu
    risparmiato lo scempio del territorio e un considerevole rischio per la loro salute.
    BIOMEDICINA
    Dopo questi tre passi di arte sanitaria, una programmatica, una fallimentare, e
    una proficua, consideriamo ora gli aspetti eziopatogenetici piu’ salienti delle due
    gravi affezioni legate al progresso delle tecnologie della rivoluzione industriale.
    MCS: per semplicita’, riassumo alcuni temi che ho riportato nella monografia
    MCS-II, citando Christiane Tourtet. La Sensibilita’ Chimica Multipla (MCS), nota
    anche col nome di Danno da Composti Chimici Nocivi, e’ una condizione clinica
    cronica molto dolorosa, debilitante, caratterizzata da un’estrema sensibilita’ ai
    composti chimici. Le reazioni possono essere immediate o ritardate e possono
    mettere in pericolo la vita. La gente affetta da MCS e’ resa gravemente malata dalla
    piu’ lieve esposizione a composti chimici incontrati nella vita quotidiana quali:
    pesticidi, insetticidi, fumiganti, fertilizzanti, prodotti per pulizia domestica,
    rinfrescanti dell’aria, deodoranti, colla, autoadesivi, tappeti, materiali nuovi per
    edilizia, vernici, inchiostro, emissioni dalle fotocopiatrici, carte senza inchiostro,
    carte per copiare prive di carbone, emissioni di scarico del motore a scoppio,
    benzina, fumi emessi dal bruciatore del barbicue, combustione di legna, profumi,
    prodotti profumati, carta carbone, shampoo, prodotti per capelli, prodotti cosmetici,
    incenso, solventi per lavaggio a secco, virtualmente tutto cio’ che si trova
    nell’ambiente. Recenti ricerche scientifiche nel campo della genetica hanno trovato
    che l’MCS e’ provocata dalla combinazione di: alterazione di geni + esposizione a
    composti chimici presenti nell’ambiente. E’ stato trovato anche che numerosi
    composti chimici nocivi sono capaci di trasformare geni normali in geni suscettibili.
    Una volta che geni sono stati trasformati in geni alterati = geni suscettibili, basta
    un’esposizione successiva a qualunque composto chimico per innescare tale
    sindrome. L’MCS e’ un problema della Salute Pubblica che sta crescendo in tutto il
    mondo in modo allarmante. Circa il 30% della popolazione mondiale, compresi i
    bambini, sono divenuti sensibilizzati in seguito all’esposizione a composti chimici
    nocivi presenti nell’ambiente. Pesticidi dannosi usati nelle scuole, nelle abitazioni,
    negli uffici, nei centri commerciali, nei campi da gioco, nei parchi pubblici, e negli
    edifici in genere, contribuiscono gravemente a provocare questa malattia
    devastante. Gli Stati Uniti d’America, l’Australia, il Canada, la Cina, la Danimarca,
    l’Inghilterra, la Francia, la Germania, l’Italia, il Giappone, la Spagna, la Svizzera sono
    tra le nazioni nelle quali il rischio di perdere la tolleranza e’ maggiore. La Sensibilita’
    Chimica Multipla (MCS) e’ riconosciuta da diverse Agenzie Governative Federali
    degli U.S.A., quali l’Amministrazione della Sicurezza Sociale, il Dipartimento
    dell’Abitazione e dello Sviluppo Urbano (HUD), l’Agenzia della Protezione
    dell’Ambiente (EPA) e la Legge per gli Americani Disabili (ADA), il Consiglio degli
    Stati Uniti per il Diritto di Accessibilita’ – un’Agenzia Federale indipendente dedicata
    al diritto di Accessibilita’ di Persone affette da disabilita’ - e numerose altre Agenzie
    e Commissioni Governative. I Governatori di 35 Stati degli U.S.A. hanno promosso
    la Consapevolezza della Sensibilita’ Chimica Multipla (MCS). Negli ultimi anni, tale
    sindrome ha ricevuto il riconoscimento giuridico da parte dei governi del Giappone,
    della Germania e dell’Austria.
    Merita riferire brevemente la sintomatologia che colpisce coloro che hanno
    perso la tolleranza ai veleni ambientali. La gente affetta dall’MCS diviene malata in
    modo grave, e patisce un’ampio ventaglio di reazioni di ipersensibilita’, invisibili e
    debilitanti, persino con pericolo per la vita, in seguito all’esposizione alle piu’ lievi
    concentrazioni di composti chimici, assunti per inalazione, per assorbimento
    transcutaneo, e per ingestione. I sintomi possono comprendere, senza limitazione,
    dispnea e problemi neurologici, dolori muscolari ed articolari, disturbi del pensiero,
    della concentrazione mentale, perdita della memoria a breve termine, confusione,
    alterazioni del visus, disorientamento, disturbi sensoriali, perdita dell’odorato - od
    esaltazione dell’odorato, congestione sinusale, bruciore agli occhi od alla gola,
    nausea, problemi digestivi, difficolta’ nella deglutizione, affaticabilita’ molto grave,
    torpore, sensazioni di formicolio, convulsioni, palpitazioni cardiache, irregolarita’
    del battito cardiaco, alterazioni dell’umore e del comportamento, cefalee di diversa
    entita’, e riniti. La gente affetta da MCS frequentemente soffre di gravi intolleranze
    agli alimenti e di ipersensibilita’ a: muffe, pollini, alghe, punture di insetti, e farmaci.
    Indipendentemente dalla forma, i sintomi dell’MCS si manifestano da se stessi, e la
    parola chiave e’ grave reattivita’ ai composti chimici presenti nell’ambiente.
    Sfortunatamente, al momento attuale, non esiste cura per questa sindrome.
    La riduzione dell‘esposizione, insieme col tentativo di evitare cio’ che si conosce
    come responsabile di innescare le reazioni sono il modo migliore di tenere le
    reazioni sotto controllo per la gente affetta. Ulteriori ricerche scientifiche nel campo
    della genetica sono urgentemente necessarie per valutare correttamente i
    meccanismi fisiolgici di questa malattia devastante innescata dall’ambiente, seguite
    da lavoro di ricerca per un proficuo trattamento curativo.
    MESOTELIOMA: anche in questo caso, per semplicita’, riprendo alcuni
    argomenti cardine che ho esposto nella monografia Amianto/Asbesto, da risorsa a
    problema, da problema a risorsa, e gia’ illustrati nei miei interventi a Stradella
    (30/1/2010 ) ed a Bassiano (26/2/2010). Consideriamo quindi i meccanismi d’azione
    basilari dell’amianto quando esplica i suoi effetti cancerogeni. Si sa che il minerale
    amianto, costituito da silicati, e’ generalmente conformato in finissime fibrille. Tra
    l’altro, esse hanno anche la proprieta’ di poter essere filate e tessute, di non
    bruciare alla fiamma, e di svolgere una funzione di coibentazione del rumore e della
    temperatura. L’edilizia, sia nelle costruzioni, sia nelle ristrutturazioni, e’ il piu severo
    inquinatore di amianto, sebbene altre attivita’ produttive non siano trascurabili.
    Come sempre, il materiale nocivo puo’ esporre sia il lavoratore sia la gente comune
    nell’ambiente extra-occupazionale in tutti i tre momenti della vita del manufatto
    contenente il minerale nocivo: 1) la preparazione del manufatto, 2) la fruizione di
    esso nelle strutture edili, e 3) lo smaltimento di esso alla fine del suo ciclo vitale.
    Nello specifico, i lavoratori superstiti delle fabbriche di eternit conoscono molto
    bene i rischi della preparazione della mescola di amianto-cemento, un po’ meno
    chiaramente sono noti i rischi dello sfaldamento di una tettoia di eternit, oppure di
    un pannello di coibentazione in un edificio a struttura metallica, cosi’ come di una
    carrozza ferroviaria, mentre infine i newsmen mettono sotto gli occhi di tutti le
    enormi quantita’ di manufatti disusati e “messi in sicurezza” insaccati in quei fragili
    sacchi neri di PVC destinati a rompersi ed a rilasciare nell’ambiente le fibrille
    nocive, le quali si diffondono dalle discariche di stoccaggio. La sommatoria finale di
    tutte queste situazioni porta alla diffusione ubiquitaria delle fibrille di amianto:
    nell’aria che respiriamo, nei cibi che mangiamo, nell’acqua che beviamo. L’essere
    umano, come gli animali sinantropici, puo’ inalare, mangiare o bere i microscopici
    filamenti del minerale. La mucosa dell’apparato respiratorio, nel primo caso, e
    quella del tubo gastroenterico, per i cibi e le bevande, sono rispettivamente la porta
    di ingresso del killer nel nostro organismo. Al di la’ di questa barriera strutturale e
    funzionale, piu’ o meno facilmente superabile, le fibrille entrano in circolo: quello
    ematico, proprio del sangue, o quello linfatico, percorso dalla linfa. Grazie alla
    circolazione, le fibrille possono spostarsi a distanza dal punto di ingresso, ed infine
    localizzarsi casualmente in molti tessuti dell’organismo, in modo assai differente da
    quello che caratterizza altri veleni inorganici - idrosolubili - od organici –
    liposolubili, la cui localizzazione puo’ essere condizionata da queste caratteristiche
    chimico-fisiche. Gli organi in cui si trovano piu’ frequentemente i “corpuscoli
    dell’asbesto”, microscopici granulomi che sono espressione della reazione locale
    contro le fibrille, sono: cervello, polmone, pleura, tiroide, fegato, pancreas, rene,
    surrene, cuore, milza, e prostata. C’e’ da notare che la localizzazione a livello del
    polmone e/o della pleura non avviene per contiguita’ dalla porta di ingresso, ma ad
    essa si interpone il trasferimento attraverso il circolo, come detto in precedenza.
    Una prova lampante della possibilita’ del viaggio “circolatorio” delle fibrille,
    chilometri di vasi grandi e piccini, e’ fornita dal fatto che altre membrane sierose
    dell’organismo, diverse dalla pleura, sono state trovate colpite da mesotelioma. Si
    tratta del pericardio, del peritoneo, e della tonaca vaginale del testicolo, sebbene
    con frequenze decisamente minori della pleura.
    Una volta localizzata in un tessuto suscettibile di cancerogenesi, la fibrilla
    d’amianto agisce mediante un meccanismo perossidativo, trasformandosi dallo
    stato di precancerogeno in cancerogeno attivo, quale amianto-epossido. La
    letteratura scientifica ci insegna che molti agenti cancerogeni, di natura chimica o
    fisica, innescano il processo della cancerogenesi aggredendo la molecola del DNA:
    i primi producono addotti molecolari, i secondi smagliano direttamente la doppia
    elica del DNA. La natura ci ha dotato di due fondamentali meccanismi di difesa
    contro la cancerogenesi: il primo e’ costituito dagli enzimi endocellulari riparatori
    della molecola alterata del DNA, il secondo si basa sulle difese immunitarie che
    attaccano una cellula gia’ cancerosa come entita’ biologica non self dopo la
    trasformazione maligna, in carenza relativa o in assenza della riparazione primaria
    descritta in precedenza. L’equilibrio di questa bilancia tra eventi favorevoli ed eventi
    sfavorevoli per la conservazione della salute dipende 1) dalla dose del cancerogeno
    assunto e 2) dalla durata temporale dell’esposizione. Nel caso dell’amianto, quanto
    piu’ elevata e’ la concentrazione delle fibrille nell’aria, nell’acqua, negli alimenti,
    l’efficacia degli enzimi riparatori puo’ essere sopraffatta, poi altrettanto, quanto piu’
    lunga e’ la durata dell’esposizione, a parita’ di concentrazione, tanto peggio saranno
    le prospettive di difesa. Una volta sopraffatta questa prima barriera difensiva
    naturale di primo intervento, l’organismo mette in campo il sistema immunitario,
    deputato a “rigettare” il tumore maligno, come farebbe se si trattasse di un tessuto
    eterologo trapiantato. Ma anche in questo caso, la seconda barriera difensiva puo’
    essere sopraffatta, sia per i rapporti quantitativi riferiti per spiegare l’insuccesso
    della prima, sia perche’ peculiari condizioni di stress emozionale possono
    annullare le difese immunitarie, come se si trattasse di un’immunosoppressione
    iatrogena, una prassi biomedica applicata sovente nel tentativo di far attecchire un
    tessuto trapiantato. Due casi clinici recenti sono una dimostrazione di questo tipo di
    evoluzione: Raissa Gorbachova, ed Enzo Tortora: in entrambi, portatori di tumore
    maligno, lo stress emozionale subito coram populo ha annullato le difese ed
    affrettato l’exitus.
    CONCLUSIONI
    I dati illustrati nella presente nota evidenziano con chiarezza una situazione
    di discrepanza tra le due affezioni morbose: l’MCS discende da una miriade di
    agenti nocivi presenti nell’ambiente che possono venire a contatto con l’organismo
    di soggetti predisposti geneticamente e sviluppare i loro effetti patogeni; il
    MESOTELIOMA riconosce una sola causa ben definita: la fibrilla di amianto.
    Entrambe queste devastanti condizioni cliniche sono avviluppate, in modo
    crudelmente unificante, da una plumbea cappa di INGIUSTIZIA o, per dirla
    diversamente, di NON GIUSTIZIA. L’MCS e’ ancora piu’ indietro del MESOTELIOMA,
    per quanto concerne il riconoscimento giuridico, anche se i ritardi patologici ed
    incivili nell’erogazione degli indennizzi per i superstiti delle vittime dell’amianto,
    tende ad equiparare queste due devastanti condizioni cliniche.
    Infine, il riconoscimento giuridico dell’MCS servirebbe a concedere a tanti
    soggetti disperati condizioni di vita piu’ decenti, con riduzione delle sofferenze
    fisiche ed emozionali, e sarebbe solamente un parziale rimborso di quanto la
    societa’ ha gia’ tolto loro per conseguire quel P.I.L. che scaturisce pari pari dalla
    pelle delle vittime del progresso, via-globalizzazione. Il P.I.L. capitario annuo (2006),
    per i tre paesi virtuosi che hanno riconosciuto di recente l’MCS (Austria, Germania,
    Giappone), e’ stato di 37.180, 31.095, 32.647 €, rispettivamente. Il dato equipollente
    per il Belpaese era di 30.581 (2008); per il momento, il governo l’ha fatta franca, e
    continuera’ a farla franca fino a che lo slogan “MCS e GIUSTIZIA” non diventera’
    una realta’ parlamentare.
    I ritardi dell’erogazione dell’indennizzo a credito dei superstiti delle vittime
    dell’amianto sono un comportamento ignobile di chi gestisce la pubblica
    amministrazione (P.A.), una vile non-giustizia che dilaziona il conforto di onorare la
    memoria dei poveri defunti con un omaggio floreale, o la possibilita’ di far studiare
    gli orfani, nella prospettiva di dare loro un futuro.
    Una societa’ potrebbe dirsi “civile” solo a patto che attuasse, in entrambi i
    casi sanitari illustrati, oltre al resto in tutti i tre settori produttivi, la prevenzione dei
    rischi, possibilmente quella primaria, invece di limitarsi a parlarne a vanvera,
    eventualmente discettando, a tutti i livelli, di sostenibilita’. Questo e’ un altro
    aspetto che unifica l’MCS e il mesotelioma da amianto.
    Il RISCHIO ZERO, sancito per davvero, sarebbe la miglior prova di
    SOSTENIBILITA’ del progresso.


    ancora:
    Al Prof. Nicola Magnavita
    Istituto di Medicina del Lavoro
    Università Cattolica S. Cuore
    Largo Gemelli 8, 00168 Roma
    Tel 3473300367 fax 0661909399
    e-mail: [email protected]; [email protected]
    Roma, 8/5/2010
    Spett. Mi Manda Rai Tre [email protected]
    Spett. Associazione Medici per l'Ambiente ISDE Italia www.isde.it
    Spett. Presidenza Commissione Vigilanza [email protected]
    [email protected]
    e, p.c.
    Chiar.mo Prof. Francesco Violante [email protected]
    Gent. Dr. Magnavita,
    a seguito della nostra conversazione telefonica del 18 Maggio 2010, in merito alla
    lettera da Lei inviata ai vari organi della Rai e all'ISDE, mi sento di rispondere per
    iscritto alle Sue dichiarazioni, anzichè rischiare di subire un'altra interruzione della
    linea telefonica.
    Nella sua lettera Lei dice:
    “Sono tristemente sorpreso dal grave esempio di disinformazione fornito da codesta
    trasmissione il 7 u.s. a proposito della MCS(multiple chemical sensitivity),”
    Noi di A.N.CHI.SE. (Associazione Nazionale persone Chimicamente Sensibili)
    siamo rimasti ancor più tristemente sorpresi rispetto alle Sue dichiarazioni inviate
    all'associazione dei Medici per l'Ambiente, alla Commissione di Vigilanza Rai e alla
    redazione di "Mi manda Rai Tre" la quale ha fatto esattamente il suo dovere: quello di
    informare LIBERAMENTE i cittadini della difficile, inaccettabile e scandalosa realtà che
    i malati di MCS sono costretti a vivere in un paese cosiddetto civile come il nostro.
    Oltre alla notevole sofferenza che l'infermo patisce, a causa della sua condizione
    morbosa, si aggiungono il disagio, la condizione di emarginazione sociale e sanitaria
    e, spesso, anche l'indigenza; tutto ciò ampliato dall'indifferenza da parte delle
    istituzioni che si pongono rispetto all'MCS con un ingiustificato atteggiamento di
    chiusura, probabilmente per la non conoscenza degli studi e dei risultati emersi dalle
    ricerche scientifiche in merito alla natura della malattia.
    Poi, sempre riferendosi alla trasmissione, Lei continua:
    “...ha consentito l'aggressione verbale ad uno dei più stimati Docenti di
    Medicina del Lavoro, colpevole a quanto pare non solo di aver confermato
    acriticamente le auto-diagnosi”
    Non dovrebbe stupirsi se i pazienti affetti da Sensibilità Chimica si rivolgono a
    voi in termini non esattamante in linea con le vostre aspettative, unicamente perchè
    sono portati alla disperazione dalla sofferenza patita nonchè dall'incompetenza in
    materia di MCS da parte di ALCUNI medici che, spesso, unicamente per la “non
    conoscenza” della malattia, formulano sommarie e discutibili diagnosi psichiatriche.
    Medici e professori, a Bologna, hanno condotto per anni degli studi sull'MCS,
    1
    raccogliendo scarsi risultati ai fini della risoluzione o, quanto meno, della regressione
    della malattia. Ciò ha portato ripercussioni a carico della salute dei pazienti e a carico
    della stessa spesa pubblica, visto che, per curarsi, SONO STATI E SONO TUTTORA
    COSTRETTI a rivolgersi alle ASL di appartenenza per richiedere l'erogazione di fondi
    per le cure presso strutture specializzate ESISTENTI SOLTANTO ALL'ESTERO. Tutto
    ciò tra mille difficoltà da parte del malato sia per raggiungere queste località, sia per
    l'ostilità che s'incontra da parte degli organi preposti per tutelare la salute dei cittadini.
    Precisiamo, a tal proposito, che le rimostranze ascoltate dalla voce di Giulia, nei
    confronti del Prof. Violante, sono le stesse degli altri malati di MCS che sono ricorsi
    alle sue “cure”.
    Crediamo che il Prof. Violante si possa considerare fortunato, perchè, in
    occasione della trasmissione "Mi manda Rai Tre" la Sig.ra Lo Pinto, Presidente di
    “Amici della Sensibilità Chimica Multipla”, ha avuto il merito di non averlo posto in
    ulteriore difficoltà, infatti avrebbe potuto facilmente dimostrare la sua disinformazione
    sull'evoluzione della ricerca scientifica condotta sull'MCS.
    “...non ha esitato a qualificare come luminare un medico solo perchè ben
    accetto ad un'organizzazione di soggetti che auto-etichettano come malati di MCS”
    Ci ha lasciati ulteriormente perplessi il Suo sgradito commento relativo al più
    che meritato epiteto di "LUMINARE" riferito al Prof. Genovesi dal Dr Vianello. Il Suo
    commento, gentile Dr. Magnavita, ci è parso volto a svalorizzare il Prof. Genovesi sotto
    il punto di vista professionale ed è da considerare completamente fuori posto, in
    quanto rivolto ad un collega a fronte del suo lodevole operato. Tengo a precisare che il
    Professor Genovesi, Endocrinologo, Immunologo e Psichiatra presso il Policlinico
    Umberto I di Roma, è, di fatto, un LUMINARE: è considerato da TUTTI un ricercatore, in
    materia di MCS, e non solo da pazienti e associazioni, ma anche dai Suoi colleghi,
    nonchè medici e professori stimati.
    Crediamo che tutti i medici, se non lo fanno già, dovrebbero dedicarsi alla
    propria professione, con la stessa dedizione, passione, osservanza delle regole
    e con la stessa onestà intellettuale impiegata dal Professor Genovesi.
    Posto che in direttaTV ci sia stato un errore di pronuncia, da parte di un serio
    professionista quale il Dr.Vianello, ciò non può certamente essere un motivo
    sufficiente per far presupporre una disinformazione da parte del presentatore
    televisivo, il quale ancora una volta, ha condotto egregiamente la seguitissima
    trasmissione. Quest'ultima ha suscitato l'interesse nel pubblico da casa e, allo stesso
    tempo, è stata ben gestita al fine di non creare un facile allarmismo. Tengo a
    sottolineare che la trasmissione sull'MCS ha riscosso un alto indice di gradimento tra i
    telespettatori, a partire da malati, parenti, amici, conoscenti, professionisti come
    architetti, avvocati, medici, professori universitari e gente comune, i quali ci hanno
    sommerso di chiamate per comunicarci, dopo aver visto la trasmissione, la loro
    soddisfazione e la loro solidarietà a tutti i malati di MCS. Inoltre, hanno chiesto di
    comunicare alla Rai, a nome di A.N.CHI.SE., i loro complimenti per "Mi manda Rai Tre".
    "…preoccupato per i possibili danni per la salute pubblica che un modo così
    superficiale di affrontare una patologia ad elevato impatto ambientale potrebbe avere."
    Credo sia molto più utile che Lei rivolga la Sua attenzione alla disinformazione
    che vige in materia di MCS, anziché dedicarsi ad inutili levate di scudi.
    "… Si è però omesso di precisare che i malati italiani affetti da tale condizione
    godono già di tutti i trattamenti sanitari previsti dal nostro Sistema Sanitario
    Nazionale,"
    2
    La maggioranza dei malati di MCS sono COMPLETAMENTE PRIVI di assistenza
    sanitaria e abbandonati a se stessi dalle istituzioni. Chi è affetto da questa patologia
    non ha neanche la possibilità di effettuare visite a livello ambulatoriale, in quanto non
    esistono in Italia, nelle strutture pubbliche e private, locali idonei ad ospitare le
    persone affette da Sensibilità Chimica bisognose delle cure primarie.
    "… Si è tralasciato di precisare che quello che chiedono le organizzazioni dei
    pazienti è il diritto al rimborso delle terapie non ricinosciute o validate (tutte molto
    costose) e delle spese accessorie che i malati auto-diagnosticati affrontano, ad
    esempio per ristrutturare la casa o per raggiungere medici di loro scelta negli USA o in
    altri paesi stranieri."
    Sicuramente Lei dimentica che i protocolli (adottati all'estero per l'accoglienza
    dei malati e destinati alle strutture sanitarie) stilati specificamente per i malati di MCS
    da medici che da decenni conoscono e trattano le delicatissime problematiche
    derivanti dalla Sindrome, in Italia NON sono riconosciuti. Questo fa sì che l'infermo
    non possa usufruire proprio di nessun servizio offerto dal sistema sanitario nazionale
    italiano. La nostra presidente, all'incirca un anno e mezzo fa, si è rivolta al Policlinico
    Gemelli per richiedere un consulto medico per conto di alcuni malati di MCS. Alla sua
    richiesta di farli accedere in locali protetti da prodotti chimici, al fine di effettuare
    almeno un semplice colloquio, le è stato risposto che ciò non sarebbe stato possibile,
    in quanto il Policlinico Gemelli non era preparato a ricevere i malati di Sensibilità
    Chimica e che, a loro parere, i soggetti bisognosi di cure si sarebbero potuti
    presentare a visita nonostante la presenza dei prodotti chimici presenti negli ambienti.
    Inoltre, supponiamo che non ricordi di aver Lei stesso stilato non poche
    diagnosi a malati di MCS allorquando afferma che i soggetti chimicamente sensibili “si
    auto-diagnosticano”. Inoltre, poichè i malati possiedono certificati medici emessi da
    varie strutture pubbliche che attestano la presenza della Sindrome, riteniamo ancora
    una volta sconveniente l'atteggiamento da Lei assunto nei confronti di Suoi colleghi.
    Ci permettiamo di consigliarLe, di aggiornarsi sull'MCS, consultando
    professionisti stimati come il Prof. Genovesi, cioè chi la Sindrome la studia ancora...,
    prima di rilasciare probabili inesatte dichiarazioni pubbliche rivolte ad importanti
    organi d'informazione, alle assocazioni e, indirettamente, agli stessi malati.
    Sempre a seguito delle Sue pubbliche dichiarazioni rilasciate in qualità di
    medico, come associazione, riteniamo che, in caso di non riscontrata veridicità di
    quanto da Lei dichiarato, Lei debba assumersi tutte le responsabilità del caso nei
    confronti dei malati, visto che i malati stessi potrebbero essere danneggiati dalle
    informazioni risultate inesatte e per di più asserite da un professionista.
    Cordiali saluti.
    Lupo Ester
    www.scuoladinaturopatia.com

     
    .
  8. gulio
     
    .

    User deleted


    www.trendystyle.it/notizie/60366/articolo.htm

    Tagli Rai: rischia anche Porta a Porta, stop a Mi Manda Raitre



    Lun, 07/06/2010 - 10:51 — trendystyle

    Bruno Vespa (© Rai)Il programma di Vespa ridotto?

    E’ il ‘caso’ che tiene banco su giornali, tv e soprattutto sul web ormai da giorni. La vicenda dei cosiddetti ‘tagli Rai’ si arricchisce di nuovi, imprevisti particolari, come l’ipotesi della riduzione delle puntate di Porta a Porta di Bruno Vespa e la chiusura di un programma storico come Mi manda Raitre.

    A quanto scrive Repubblica, Porta a Porta potrebbe subire il ‘taglio’ di una delle quattro puntate di messa in onda settimanale (ma c’è chi parla di due o addirittura di tre), e ciò sarebbe giustificato sia dagli ascolti non proprio esaltanti dell’ultima stagione, sia dalla necessità di inserire nella stessa ora il programma 150 anni di Giovanni Minoli, dedicato al secolo e mezzo dalla nascita dell’Italia unita.





    che caso eh?
     
    .
  9. Apocalypse23
     
    .

    User deleted


    Italia Unita ma dove? Gli italiani hanno capito, vai tranquillo, che scandalo la lobertà di informazione va a a farsi.....


    Il fatto che abbiano oscurato una trasmissione come mi manda rai tre condotta dall'egregio dott. Vianello è un abominia del potere.


    smettiamo di pagare il canone.


    www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/?id=3.0.3965579362


    Bufera a Rai3, verso la sostituzione del direttore Ruffini. Scoppia la polemica
    Roma - (Adnkronos/Ign) - Dandini: "Inopportuno mandarlo via, se a Berlusconi non piace Raitre non puo' cambiare canale". Franceschini: "Il governo rispetti l'autonomia della terza rete". Merlo (Pd): "Nessuno azzeri la vocazione della terza rete"






    Roma, 7 nov. - (Adnkronos/Ign) - E' polemica per l'annuncio del direttore generale della Rai, Mauro Masi, di una possibile sostituzione di Paolo Ruffini alla guida di Raitre nel prossimo Cda, previsto mercoledì. Come responsabile della terza rete potrebbe essere proposto Antonio Di Bella, ex direttore del Tg3 (già sostituito da Bianca Berlinguer), o Giovanni Minoli attuale direttore di RaiEducational. Ma da più parti si levano voci di protesta. Annunci Google

    Stress Dipendenti
    Previeni lo stress correlato al lavoro dei tuoi dipendenti

    Anfos.it/stress-correlato
    In primis quella di Giovanni Floris, conduttore di 'Ballarò'. "Credo che uno come Ruffini - commenta sul sito di Articolo21- ogni azienda starebbe attenta a tenerselo stretto essendo quello che ha tirato su la rete migliore, con i migliori ascolti e la migliore qualità". "Io penso -sottolinea Floris- che se il Consiglio di Amministrazione e i vertici Rai si occupano di Raitre debba essere solo per confermare una volta per tutte Paolo Ruffini ed evitare che si vada avanti ogni settimana chiedendosi se viene o no sostituito il direttore".

    Per Serena Dandini, conduttrice di 'Parla con me '"per usare una parola gentile, l'idea di mandar via Ruffini mi sembra quantomeno inopportuna". "E' assurdo, il mondo sembra andare al contrario -commenta sul sito di Articolo21- lo si vuole punire perché è andato troppo bene? E' vero che il presidente del Consiglio ha più volte fatto capire che Raitre è una rete che non gli piace, ma dal momento che ce ne sono altre in tv non è mica obbligato a guardarla, puo' semplicemente cambiare canale...".

    Anche Carlo Lucarelli, autore e conduttore di 'Blu Notte', si domanda perché se "le cose hanno funzionato fino ad oggi, bisogna cambiarle. Non è che stiamo cambiando quando le cose funzionano proprio perché funzionano? Questo è un sospetto molto antipatico che ci farà lavorare comunque male" dice. E Andrea Vianello, conduttore di 'Mi manda Raitre' usa una metafora calcistica: ''La Raitre di Paolo Ruffini è una squadra che funziona. Segna, fa gioco, è bella da vedere, tatticamente intelligente, solida in difesa e brillante in attacco, ed è seguita da un grandissimo numero di spettatori. E ai vertici della classifica ha un bilancio sano, ha scoperto nuovi ottimi giocatori e quando scende in campo lo fa sempre per il servizio pubblico. Come è possibile che qualcuno stia discutendo di cambiare il suo allenatore?"

    Difende a spada tratta Ruffini anche Franca Leosini, autrice e conduttrice di 'Storie Maledette' perché "ha saputo coniugare il passato della migliore Raitre, con un presente innovativo, forte, coraggioso, indipendente.

    Mentre Enrico Bertolino, autore e conduttore di 'Glob' ritiene che "la scelta di mettere alla porta Ruffini è in linea con quello che sta accandendo nel resto del Paese: togli 800 milioni alla banda larga e togli Ruffini dalla Rai. E' un paese che tende ad arretrare invece di andare avanti, dove la meritocrazia e i risultati non vanno avanti più". "Se tu hai una rete che produce ottimi risultati dal punto di vista aziendale -continua Bertolino- e ha un rapporto costi-benefici molto alto e decidi di rimuoverne il direttore significa che vuoi allontanare una persona che puo' dare fastidio, magari anche alla raccolta pubblicitaria. Mettere alla porta uno come lui significa che il lavoro non paga e che se cerchi di fare l'interesse di un ente cio' non va bene e che dovresti magari vivere di modelli di lottizzazione". "Ma quello che mi sconvolge di più in questo paese -conclude Bertolino- è il 'Silenzio degli incoscienti' che è un film della sinistra: si fanno mangiare il cranio dall'Hannibal Lecter di turno senza dire niente".

    Duro anche il commento degli esponenti politici, Per Dario Franceschini "la politica non deve indicare chi deve essere il direttore di rete, ma la difesa dell'autonomia della terza rete è compito della politica".

    Sulla stessa linea Giorgio Merlo, vicepresidente Commissione di Vigilanza Rai. ''La sostituzione o la conferma di Paolo Ruffini alla direzione di Raitre non puo' essere il frutto di una epurazione decisa dal vertice Rai per rispondere ad un diktat politico esterno o, peggio ancora, la conseguenza del recente risultato delle primarie del Pd'', ma deve essere dettata "unicamente da ragioni professionali e produttive''. ''Il Pd -spiega Merlo- non puo' essere lontanamente sfiorato da una polemica che ha il solo obiettivo di snaturare e depotenziare la missione storica e specifica della terza rete''.

    Per Ignazio Marino (Pd) ''i vertici della Rai hanno dimostrato spesso mancanza di autonomia nella scelta dei direttori di rete e dei Tg, quasi tutti decisi a Palazzo Grazioli. Scelte fatte quasi mai puntando sul merito. Io credo che nel servizio pubblico televisivo, così come in altri settori strategici del Paese come la sanità, la politica debba fare un gigantesco passo indietro astenendosi dall'allungare le mani sulle nomine e sugli assetti di aziende di interesse pubblico".

    www.camera.it/_bicamerali/rai/home.htm


    Scrivi al presidente Zavoli, dommissione vigilanza rai- al link il collegamento per la mail.


    Edited by Apocalypse23 - 8/6/2010, 10:45
     
    .
23 replies since 8/5/2010, 10:25   1364 views
  Share  
.