Shock anafilattico definizione e terapia d'urgenza

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  1. Apocalypse23
     
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    FISIOPATOLOGIA E SINTOMATOLOGIA

    Lo shock anafilattico costituisce la più grave espressione clinica di una reazione
    anafilattica-anafilattoide ed è caratterizzato essenzialmente da ipotensione e difficoltà
    respiratoria.
    Il meccanismo fisiopatologico alla base delle manifestazioni cliniche è analogo sia
    che si tratti d una vera reazione allergica, mediata da anticorpi IgE, che di una reazione di
    tipo anaflattoide, che non comporta l’impegno di anticorpi IgE. Infatti in entrambi casi si
    verifica una degranulazione dei mastociti con liberazione dei mediatori preformati e dei
    nuovi mediatori che vengono risintetizzati rapidamente.
    I mediatori sono rappresentati da istamina, serotonina, PAF, leucotrieni e
    prostaglandine.
    Una rapida liberazione di notevoli quantità di mediatori provoca vasodilatazione,
    aumento della permeabilità capillare, edema delle mucose e broncospasmo che possono
    portare a shock ed asfissia (tab. 1).
    Fra le più comuni cause di anafilassi vengono citati cibi, veleno di insetti, farmaci ed
    infine alcune sostanze fra cui il lattice (tab.2,3,4).
    La sintomatologia in genere si manifesta entro pochi minuti dall’esposizione
    all’agente scatenante, e la reazione tende ad essere tanto più grave quanto più precoce è
    la sintomatologia, anche se in alcuni casi una grave sintomatologia può manifestarsi
    anche a distanza di alcune ore. Inizialmente il paziente lamenta prurito ed eritema, che
    successivamente evolve in orticaria ed angioedema, accompagnati da un senso di
    disastro incombente. L’ipotensione è marcata, talvolta sono presenti anche manifestazioni
    gastrointestinali quali nausea, vomito, crampi addominali e diarrea.
    L’ostruzione delle vie aeree si manifesta con abbassamento della voce, disfonia,
    difficoltà ad inghiottire. L’interessamento delle vie aeree inferiori si manifesta con asma e
    oppressione toracica. Spesso viene segnalato prurito nasale, oculare o a livello del palato.
    In alcuni casi la perdita di coscienza o un episodio convulsivo possono essere il primo
    segno della anafilassi.

    EFFETTI DEI
    MEDIATORI

    Vasodilatazione

    Aumento della
    permeabilità capillare

    Contrazione della
    muscolatura liscia

    SINTOMATOLOGIA

    Flushing
    · Ipotensione · Shock
    · Orticaria
    · Angioedema
    · Edema laringeo
    · Ipotensione
    · Asfissia
    · Shock
    · Asma
    · Dolore addominale



    PERICOLO

    Shock

    Asfissia
    Shock

    Asfissia

    POSSIBILI CAUSE DI ANAFILASSI
    · Cibi
    · Puntura di ape o vespa
    · Gomma di lattice



    CIBI CHE POSSONO CAUSARE ANAFILASSI
    · Noccioline
    · Noci
    · Pesce
    · Uova
    · Latte
    · Sesamo
    · Legumi



    FARMACI CHE POSSONO CAUSARE ANAFILASSI O REAZIONI
    ANAFILATTOIDI
    · Antibiotici
    · Anestetici per via endovenosa
    · Aspirina
    · FANS e antiinfiammatori steroidei
    · Mezzi di contrasto in endovena
    · Oppioidi




    TRATTAMENTO DELLO SHOCK ANAFILATTICO
    La valutazione iniziale deve determinare la natura e l’evoluzione dell’evento clinico.
    Il quadro clinico deve quindi essere compatibile con le caratteristiche dell’anafilassi, e la
    storia clinica può indicare la causa della reazione. Deve quindi essere valutato lo stato di
    coscienza, lo stato delle vie respiratorie superiori ed inferiori (evidenza d edema, stridore,
    dispnea, asma, o apnea), del sistema cardiovascolare (ipotensione), della cute (orticaria,
    angioedema, flushing) e del sistema gastrointestinale. E’ importante poter effettuare
    rapidamente una diagnosi differenziale da altri quadri clinici che possono presentare alcuni
    sintomi analoghi (es. reazioni vaso-vagali, ischemia miocardica, aritmie cardiache,
    epilessia, ecc).
    L’anafilassi può mettere in pericolo la vita. E’ importante quindi una valutazione
    immediata del paziente per determinare:
    · la pervietà delle vie respiratorie
    · la pressione arteriosa.
    A) Trattamento d'emergenza5 .
    Il trattamento di emergenza nelle situazioni in cui vi
    è pericolo per la vita stessa del paziente è rappresentato dalla somministrazione e.v. di
    adrenalina accompagnata dalla messa in atto degli altri provvedimenti di supporto
    cardiocircolatorio. Il paziente deve essere posto in posizione di Trendelenburg e
    l’ipotensione deve essere trattata con la rapida somministrazione di notevoli quantità di
    soluzioni infusionali di tipo elettrolitico o colloidale per compensare la vasodilatazione
    periferica e la fuoriuscita di fluidi intravascolari nel terzo spazio. Il broncospasmo deve
    essere trattato con broncodilatatori per via inalatoria e aminofillina. In alcuni casi il
    mantenimento della pervietà delle vie aeree può richiedere anche manovre più
    specifiche come una cricotirotomia.
    La rianimazione cardiorespiratoria di base (CPR) deve essere attuata se vi è arresto
    cardiorespiratorio



    TERAPIA D'EMERGENZA DELLO SHOCK ANAFILATTICO
    · Interrompere immediatamente la somministrazione dell'antigene
    · Assicurare la pervietà delle vie aeree
    · Somministrare ossigeno al 100%
    · Infusione rapida di soluzioni idroelettrolitiche (2-4 l) o colloidali (500-1500 ml)
    · Adrenalina e.v (0,3-0,5 mg); ripetere la somministrazione ad intervalli di 5-10
    minuti in base alla risposta.


    L’adrenalina per via e.v. deve essere somministrata in una concentrazione
    1:10.000: 1 mg di adrenalina (1ml) e 9 ml di soluzione fisiologica, a piccoli boli in base alla
    risposta clinica o mediante infusione di una soluzione 1:100.000, alla dose di 1microg/min
    fino a 10 microg/min. Considerata la breve emivita dell’adrenalina, potrà essere
    necessario ripeterne la somministrazione ad intervalli di 3-5 min.
    Nei pazienti che ricevono adrenalina e.v. devono essere strettamente monitorizzati
    l’ECG e la pressione arteriosa con metodica non invasiva. E’ utile anche il monitoraggio
    della Saturimetria (tab. 6).
    L’adrenalina ha un ruolo chiave nel trattamento dello shock anafilattico. I suoi effetti
    benefici sono riconducibili alle sue proprietà alfa e beta stimolanti. Alla stimolazione alfa
    adrenergica fa seguito un aumento delle resistenze vascolari periferiche, con incremento
    dei valori di pressione arteriosa e miglioramento del flusso coronarico, risoluzione della
    vasodilatazione periferica e diminuzione dell’angio-edema e dell’orticaria. Alla stimolazione
    beta1 corrisponde una migliorata performance miocardica, ed alla stimolazione beta2
    broncodilatazione, con risoluzione delle crisi asmatiche, e aumento della produzione di
    AMPciclico con riduzione della liberazione dei mediatori.
    Circa la metà dei decessi per shock anafilattico avviene entro la prima ora. La
    principale causa di morte (75%) è rappresentata da asfissia per edema laringeo e da
    ipossia per broncospasmo. Nel rimanente 25% dei casi la morte è correlata alla grave
    ipotensione. Questa ipotensione, pur essendo multifattoriale, è senz’altro correlata anche
    alla imponente perdita di fluidi che può arrivare fino al 50% del volume circolatorio.
    Pertanto la reintegrazione volemica, accanto alla somministrazione di ossigeno e di
    adrenalina, deve essere considerata un provvedimento di prima scelta nel trattamento
    dello shock anafilattico.
    Devono pertanto essere somministrate rapidamente soluzioni cristalloidi (Soluzione
    fisiologica o Ringer lattato) alla dose di 2-4 L. Più efficacemente possono essere utilizzati
    gli espansori plasmatici (soluzioni colloidali, come le gelatine o l’esteril), alla dose di 500-
    1500 ml. Infatti, in presenza del perdurare del danno della membrana capillare le soluzioni
    cristalloidi sono meno efficaci, ed è pertanto preferibile l’impiego degli espansori
    plasmatici, che grazie alle maggiori dimensioni delle loro molecole non fuoriescono dal
    letto vascolare e che presentano un maggior potere oncotico, in grado di richiamare acqua
    dal terzo spazio.
    B) Terapia di seconda istanza. Trovano indicazione come farmaci di seconda istanza e
    soprattutto per prevenire la ricomparsa della sintomatologia, i corticosteroidi. Questi
    farmaci infatti in corso di reazione anafilattica aumentano la risposta tissutale ai farmaci
    beta agonisti, inibiscono una ulteriore liberazione dei mediatori e prevengono
    l’aggregazione di neutrofili e piastrine.


    Tuttavia, anche se somministrati per via e.v., necessitano di un tempo maggiore per
    raggiungere i massimi effetti. Può essere utilizzato l’idrocortisone (5 mg.kg-1 in bolo, e
    successivamente 2.5 mg.kg-1 ogni 6 h) oppure metilprednisolone (1 mg.kg-1 in bolo, e
    successivamente la stessa dose ogni 6 h).
    Anche l’impiego degli antistaminici è da considerare di seconda istanza, dal momento
    che questi agiscono soprattutto impedendo una ulteriore occupazione recettoriale.
    Per il broncospasmo può essere utile la somministrazione di aminofillina (5-6 mg.kg-1
    in 20 min).

    SORVEGLIANZA
    Tutti i pazienti che sono andati incontro ad una importante reazione anafilattica, e
    tutti quelli che hanno ricevuto la somministrazione di adrenalina, devono restare in
    osservazione per un periodo di almeno 6-8 ore dalla risoluzione della sintomatologia, dal
    momento che l’anafilassi può avere un andamento bifasico. I pazienti in condizioni instabili
    o con sintomatologia protratta devono essere ricoverati in un reparto di Terapia Intensiva.

    ESAMI DIAGNOSTICI
    Stabilizzate le condizioni cliniche del paziente, può essere utile effettuare test
    diagnostici in grado di confermare la degranulazione mastocitaria. A questo scopo sembra
    attendibile la determinazione della triptasi sierica. Il riscontro di elevati valori di questa
    proteasi indica una attivazione mastocitaria, anche se non permette una identificazione del
    meccanismo scatenante. Dal momento che gli incrementi sono evidenti soprattutto nelle
    prime ore della reazione, i campionamenti ematici andranno effettuati il prima possibile.
    Se i dati di laboratorio confermano l’ipotesi di shock anafilattico, il paziente dovrà
    essere inviato ad un Centro Allergologico per identificare l’agente scatenante, in modo da
    evitare esposizioni successive. Inoltre il paziente dovrà essere istruito nei confronti di una
    “automedicazione”, che comprende l’impiego d'adrenalina in apposite siringhe precaricate.

    EFFETTI TERAPEUTICI DELL'ADRENALINA NELLO SHOCK
    ANAFILATTICO


    Alfa adrenergici

    Beta 1 adrenergici

    Beta 2 adrenergici

    Aumento delle
    resistenze vascolari
    periferiche
    · Diminuzione della
    vasodilatazione
    periferica
    · Diminuzione
    angioedema
    · Diminuzione orticaria


    Effetti inotropi positivi
    · Effetti cronotropi
    positivi

    · Broncodilatazione
    · Maggiore produzione
    di AMP ciclico

    Aumento della
    perfusione arteriosa
    · Aumento della
    perfusione coronarica


    Minore liberazione
    mediatori





    TERAPIA DI SECONDA ISTANZA
    · AMINOFILLINA 5-6 MG/ IN 20 MIN
    · Antistaminici
    · Glicocorticoidi: idrocortisone 5 mg/kg in bolo
    2,5 mg/Kg ogni 6 h
    metilprednisolone 1 mg/kg in bolo
    2,5 mg/Kg ogni 6 h
    · NaHCO3 : secondo necessità







    P. Lorenzi: http://e-learning.med.unifi.it/didonline/A...nafilattico.pdf
     
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